Perché spesso ti capita di alzare la voce contro quella persona, smettere di ascoltarla e iniziare uno scontro?
Vediamo insieme perché nasce il conflitto e cosa fare per gestirlo al meglio.
Quante volte ti è capitato di entrare in conflitto con una persona, alzare la voce e smettere di avere una conversazione per iniziare invece uno scontro dove nessuno dei due ascolta davvero l’altro?
Se ti guardi intorno, capita continuamente. In macchina, in fila, sul lavoro, in famiglia… quando scatta la scintilla del conflitto smettiamo di ascoltarci a vicenda e iniziamo a darci contro.
Smettiamo di vedere davanti a noi un altro essere umano e cadiamo vittime della rabbia e della frustrazione. Tutto diventa “io, io, io” se vogliamo che il nostro “nemico” ci riconosca; oppure “tu, tu, tu” se crediamo che il nostro “nemico” sia colpevole.
Perché sono queste le parole del conflitto, no?
“Nemico”, “colpevole”… sono delle parole con una vibrazione davvero bassa e depotenziante, che ci lasciano svuotati e privi di energia, proprio come dopo il conflitto stesso.
Ma perché succede tutto questo? Perché cadiamo nel conflitto e continuiamo a ripetere?
Innanzitutto, rendiamoci conto che lo scontro, qualunque esso sia, avviene quando non stiamo “riconoscendo” la persona davanti a noi.
Cosa significa questo termine “riconoscere” che ho usato anche poco fa?
Ti faccio un esempio. Se tu durante un conflitto ti fermassi e anziché continuare nel conflitto dicessi: “Capisco quello che provi, capisco quello che stai dicendo”, ecco che la situazione subito cambierebbe perché, nonostante la divergenza di opinioni, hai avuto comunque la presenza di “riconoscere” anche l’altra persona. L’hai vista.
Il conflitto si sgonfia.
Perché, come scrisse l’autrice inglese Evelyn Beatrice Hall nella frase erroneamente attribuita a Voltaire, “I disapprove of what you say, but I will defend to the death your right to say it” (tradotto: Non sono d’accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto di dirlo”).
Ecco che a quella persona si illuminerebbero gli occhi, e il conflitto cesserebbe subito. Si sgonfierebbe come un palloncino bucato.
E allora ti chiedo di fermarti un momento a riflettere sul perché facciamo quello che facciamo: perché l’essere umano agisce? Perché fa le cose? Perché entriamo in conflitto? Perché nasce il conflitto?
Il bisogno di riconoscimento
Nel 1954 uno psicologo statunitense conosciuto in tutto il mondo, ha dato una risposta a queste domande attraverso uno strumento di cui forse avrai già sentito parlare: la piramide di Maslow.
Questo psicologo è Abraham Maslow che spiega, attraverso una scala di bisogni organizzati a piramide, i motivi per cui l’essere umano si muove, agisce, fa quello che fa.
Nella sua teorizzazione, i 5 bisogni che spingono l’essere umano ad agire sono:
- Bisogni fisiologici: fame, sete, sonno. Sono quelli alla base della nostra sopravvivenza, che tutti abbiamo.
- Bisogno di sicurezza: sentirsi protetti, non avere preoccupazioni.
- Bisogno di appartenenza: sentirsi amati, amare, fare parte di un gruppo, cooperare.
- Bisogno di stima: essere riconosciuto, rispettato, approvato. L’essere umano vuole sentirsi riconosciuto in quello che fa.
- Bisogno di autorealizzazione: realizzare la propria identità, sviluppare la propria potenzialità, occupare un posto nel mondo. È uno dei bisogni più alti che muovono l’essere umano.
Ora vorrei soffermarmi su quello di cui ti parlavo prima, il punto numero 4: il bisogno di riconoscimento.
L’essere umano ha bisogno di essere riconosciuto, di capire che lui esiste e che chi lo circonda riconosce la sua esistenza, la rispetta.
Se questo non avviene, questo è il perché nasce il conflitto.
E se questo ancora non avviene, il conflitto continua, e continua, e continua.
Quando entri in conflitto con qualcuno alzi la voce perché in quel momento non stai soddisfando il suo bisogno di riconoscimento, non lo stai riconoscendo, non vi state riconoscendo a vicenda… non stai davvero ascoltando quello che la persona ti comunica (anche senza usare le parole).
Cosa troverai in questo numero di “Heisenberg”?
Questo numero di “Heisenberg”, come avrai intuito, è tutto incentrato sul conflitto.
Vedremo insieme perché nasce il conflitto, che cos’è, come si presenta e come gestirlo per superarlo.
A cominciare dagli articoli dei Consulenti Direzionali Francesco e Silvia, che trattano rispettivamente il conflitto come occasione di perdono e punto di svolta, e il conflitto come accettazione di quello che accade. Due insegnamenti molto utili e molto concreti che ti aiuteranno anche nelle situazioni più quotidiane.
Proseguirai nella lettura del numero con gli articoli dei Master Deva, che hanno approfondito anche loro il tema del Conflitto per accompagnarti in un percorso di scoperta molto profondo che spazia dall’interiorità alla tecnologia, dal viaggio alla coscienza.
Vanessa Villa e Federica Ugolini hanno portato il tema mensile nel loro mondo, parlandoci in modo lucido e attento di cosa significhi da una parte combattere con l’Ego, e dall’altra osservare il contenuto del proprio “scrigno intoccabile”.
Questo mese quindi, usa queste conoscenze, usa queste parole, usa questo modo di vedere le persone con cui ti relazioni, oppure con cui entri in conflitto.
Vedrai che potenza, vedrai che risultati.
Ricorda, come nel film campione di incassi “Avatar”, la formula magica che permette alla vita di continuare e fluire: “I See You”.
Io ti riconosco, anima.
Io riconosco il tuo bisogno e il tuo diritto.
Io Ti Vedo.
Provalo, è la cosa più potente che esista e il conflitto sarà solo un lontano ricordo.