Le ferite emozionali governano le nostre relazioni e lo fanno senza che ne siamo consapevoli.
Ma quali e quante sono? Che conseguenze hanno nella nostra vita e nei rapporti che abbiamo con gli altri?
Imparare a conoscerle è il primo passo verso la consapevolezza necessaria per poterle accettare e smettere di esserne succubi.
Imparare a conoscere le ferite emozionali
Non è semplice, parlando di relazioni, dividere i singoli argomenti, perché in una relazione siamo coinvolti nella nostra complessità di esseri umani, integralmente.
Ancora di più nelle relazioni che fanno soffrire, i meccanismi inconsapevoli, i ruoli comportamentali con i quali ci identifichiamo senza saperlo, sono strettamente connessi alle ferite emozionali che a loro volta possono essere riaperte e rese nuovamente dolorose da stimoli che sono concatenati gli uni con gli altri.
Secondo una certa scuola di pensiero che io condivido, possiamo considerare quattro diverse aree emozionali che vedono coinvolte le ferite originali, e queste aree sono:
- Paura e shock
- Vergogna, senso di colpa, insicurezza
- Bisogno e senso di vuoto
- Sfiducia e rabbia
Quando una di queste ferite si riapre e comincia a fare male, noi reagiamo in modo immediato, come se fosse davvero una questione di vita o di morte.
Ma se reagiamo così velocemente, è proprio perché siamo così identificati con quello che stiamo provando da aver lasciato il ruolo di “osservatore” di ciò che stiamo vivendo in quel momento e abbiamo preso quello di attore principale, nel film mentale che stiamo proiettando per l’ennesima volta.
Difatti, come ben spiega Eckhart Tolle nel suo libro Il Potere di Adesso, il livello di presenza che tu hai rispetto a ciò che ti sta accadendo nel momento presente lo puoi calcolare facilmente prendendo in considerazione la durata che intercorre fra un determinato stimolo e la tua reazione a quello stimolo stesso.
In quello spazio ci sei tu, lì risiede la tua presenza. Se lo spazio non c’è, se reagisci immediatamente, allora tu in quel momento non ci sei, ma hai lasciato al tuo bambino emozionale, alle tue ferite emozionali, la responsabilità di rispondere a ciò che l’esistenza ti sta mettendo davanti.
Ma vediamo più nel dettaglio queste quattro ferite e come sono in grado di influenzare tutta la tua esistenza.
Paura e Shock
La prima è la ferita di Paura e Shock.
Noi esseri umani abbiamo moltissime paure, di ogni genere, ma quelle essenziali che stanno alla base di tutte le altre e le alimentano, sono fondamentalmente due: quella di non sopravvivere e quella di non ricevere amore.
Possono essere paure che derivano da esperienze passate, o possiamo averle ereditate da chi ci ha cresciuto, possono derivare dall’ambiente in cui siamo stati immersi e che ci ha in qualche modo programmato ad avere paura di qualsiasi cosa, ma possono anche derivare da forti esperienze traumatiche, solitamente ripetute, che causano appunto quelli che sono chiamati gli “stati di shock”.
Quando siamo in shock siamo quasi completamente bloccati dalla paura, il nostro bambino emozionale terrorizzato prende il sopravvento su di noi e ci disconnettiamo completamente da ogni normale azione, come muoverci, parlare o ascoltare.
Dare spazio alle nostre paure e cercare di non fuggire di fronte agli stati di shock è un atto di grande coraggio e amore per se stessi che non è mai troppo facile compiere.
Vergogna e Senso di Colpa
La seconda ferita è quella della Vergogna e del Senso di colpa.
La vergogna è uno degli stati d’animo più invalidanti che possiamo trovarci ad attraversare. Per alcuni di noi la vergogna può essere addirittura paralizzante.
Di certo ci siamo tutti trovati in una situazione di vergogna quando eravamo piccoli.
Si può dire che fosse un sentimento che ci accompagnava e si manifestava con una certa frequenza: a scuola se facevamo qualcosa per cui i compagni ci prendevano in giro, o se i professori ci criticavano davanti a tutta la classe. Ci siamo vergognati se siamo stati bocciati o se non eravamo bravi nello sport in cui altri eccellevano.
La vergogna ci ha assaliti anche per altri motivi: se avevamo i genitori separati, se la nostra casa o i nostri vestiti non erano alla pari di quelli dei bambini o ragazzi nostri amici, se il nostro corpo non era all’altezza delle nostre aspettative: se eravamo sovrappeso o troppo alti o troppo bassi o se avevamo gli occhiali o l’apparecchio ai denti.
Si può dire che tutto ciò che ci rendeva diversi dagli altri, più o meno, è diventato una ragione per essere preda del sentimento di vergogna.
Per alcuni di noi la vergogna è una sensazione così radicata da non avere memoria di un tempo in cui non l’abbiamo provata.
E l’aspetto peggiore, più grave direi, della vergogna è che ci separa da noi stessi, ci allontana dal nostro centro, e in quella disconnessione prendono volume le voci interiori che la rafforzano e che ci dicono continuamente che siamo sbagliati, che non siamo perfetti, che non ce la possiamo fare…
Bisogno e Senso di Vuoto
La terza ferita emozionale è quella legata al Bisogno e al Senso di vuoto.
Affrontare la ferita di bisogno o abbandono apre la strada al vero amore. Eppure per moltissime persone è qualcosa che non si riesce nemmeno a prendere in considerazione.
Quel vuoto, quel senso di solitudine sono così enormi da sembrare che se solo proveranno ad avvicinarsi ne saranno letteralmente inghiottiti.
Ed è quindi dal continuo stimolo di questa ferita che nascono la maggior parte delle relazioni di co-dipendenza, quelle in cui uno dei due partners pur di non restare solo, di non essere abbandonato dall’altro, mette in atto tutta una serie di comportamenti compensativi che alla fine non porteranno a nulla di buono.
Hai presente tutti quei casi in cui una persona che viene lasciata uccide o picchia quella che se ne sta andando? I famosi “ex” che compiono azioni criminali?
Ecco, quelle sono persone che hanno la percezione di essere sul punto di morire e che non riescono a gestire il vuoto che hanno contattato quando la relazione è finita, e piuttosto che contattarlo reagiscono con rabbia e violenza verso chi secondo loro è il colpevole di tutto quel dolore che stanno provando.
Sono casi limite certo, ma è importante essere consapevoli di certi meccanismi per evitare di trovarcisi e di fare poi molta fatica a uscirne in tempo.
Sfiducia e Rabbia
La quarta e ultima ferita emozionale è quella della Sfiducia e della Rabbia.
Pochissime persone fra noi sono state educate ad apprezzare il magico mistero della vita e a fidarsi del sostegno dell’esistenza.
La gran parte delle persone vive perlopiù in uno spazio di sfiducia intervallato da momenti in cui prova a pensare che tutto andrà bene per poi ripiombare nella ragnatela dei pensieri depotenzianti che non fanno altro che dirci che non ci dobbiamo fidare di qualcosa o di qualcuno, poco importa che sia la persona che abbiamo accanto o la vita stessa.
Quando entriamo in una relazione oggi, ci sembra di essere nella migliore condizione verso l’altra persona, tanto che addirittura spesso la idealizziamo e riponiamo su di lei tutte le nostre aspettative.
Ma questo atteggiamento ha pochissimo a che fare con la vera fiducia, piuttosto si tratta di quel “pensiero magico” tipico del bambino emozionale che, proprio come fa un vero bambino, spera che tutto vada bene senza nessuna attinenza con ciò che accade davvero o con chi ha veramente di fronte.
È solamente non presente alla realtà e si è creato un mondo di illusioni da cui è destinato a risvegliarsi non appena l’altra persona farà qualcosa che gli sembrerà contro di lui o che andrà a stimolare una delle sue ferite emozionali.
Da questo punto di osservazione – quello del nostro bambino emozionale – tutta la responsabilità di quanto sta andando storto viene addossata all’altra persona e con essa anche la perdita di quella “fiducia” che si pensava di avere.
A causa delle nostre ferite emozionali non risolte, non attraversate, siamo portati ogni volta che ci apriamo a ripetere la nostra storia di dolore rispetto alle relazioni.
La ferita di sfiducia fa sì che ci apriamo in cerca di amore, ma che lo facciamo nascondendo delle aspettative.
Il che non significa aprirci realmente, ma presentarci all’altro con una lista di richieste che dovrà essere in grado di soddisfare, pena la riapertura delle nostre ferite e dei nostri traumi passati.
Cambiare abitudini e vivere relazioni consapevoli
Come per tutte le altre ferite, il primo passo per iniziare a uscire da questo inferno delle relazioni inconsapevoli, è quello di diventare coscienti del fatto che tutto ciò che ci mette in difficoltà oggi, deriva da quello che abbiamo vissuto in passato e dal fatto che siamo ancora identificati con le sensazioni dolorose che abbiamo provato.
Se noi siamo identificati e ci percepiamo come una persona abbandonata, non degna d’amore, che viene sempre abbandonata, sarà quella persona a entrare al nostro posto in una nuova relazione e sarà impossibile non ritrovarci ancora una volta a ripetere lo stesso schema che ci ha già fatto così tanto male in passato.
Ci vuole pazienza, e tanta volontà a volte per sentirsi degni di avere il meglio che l’esistenza ci può offrire.
Sembra banale ma molti di noi non credono di meritare una vita meravigliosa e si accontentano di ciò che hanno, e anche se non sono felici si sono così abituati a quella sensazione di non stare bene che non osano nemmeno sperare che sia meglio di così.
Ma cambiare le proprie abitudini si può fare, anzi va fatto, perché un’abitudine non è altro che una ripetizione, e nella ripetizione non può esserci consapevolezza.
“Non puoi fuggire da te stesso. Invece di fuggire via, vai verso l’interno. Avvicinati a te stesso per vedere meglio. È tempo di svegliarsi. Hai sprecato troppo tempo prezioso, energia e opportunità. Ma c’è ancora tempo, e nel momento in cui ti sveglierai, per te la notte avrà fine e l’alba inizierà”
Osho