Trovare la forza interiore, soprattutto in risposta ai meccanismi che possono nascere da una relazione inconsapevole, può sembrare difficile.
Ci sentiamo forti e invincibili quando siamo innamorati. Ma se possiamo stare bene solo quando qualcuno sembra amarci allora se si allontana non saremo più in grado di provare amore?
La nostra forza interiore arriva quindi dall’esterno o la stiamo cercando nel posto sbagliato? Vediamolo insieme.
Capire dove trovare la forza interiore
Se dovessi mai trovarmi a descrivere me stessa in poche parole, sicuramente direi che sono una persona forte.
Me lo diceva sempre mia mamma: “Tu sei forte”; e lo diceva anche agli altri: “La Iaia (mia mamma mi ha sempre chiamata Iaia) è forte, per lei non mi preoccupo, se la cava sempre”.
E durante gli anni della mia infanzia mi insegnava ad “andare fra le gambe del diavolo” come diceva lei, per descrivere un’azione fatta da una persona coraggiosa.
Il suo coraggio, che poi è diventato anche il mio, non era quello di chi si lancia in avventure rocambolesche, o pratica sport estremi, no. In quello era piuttosto fifona, e così sono io in effetti.
La sua forza era proprio di tipo relazionale: lei non aveva paura di nessuno, sapeva parlare con i Re e con i Fanti, senza sentirsi mai inferiore a nessuno.
Con una mamma così, non potevo che sentirmi forte a mia volta, o almeno pensare di esserlo.
E quindi durante tutta la mia vita, trovare la forza interiore mi è sempre stato semplice.
Mentirei se dicessi che essere forte mi sia stato di impedimento. È stato un aiuto, sempre.
Anche quando ho dovuto tirare fuori la mia forza più grande: quella di essere capace di sentirmi sconfitta senza per questo soccombere sotto quel peso, ma trovando nel momento del buio più totale, una luce alla quale aggrapparmi con tutte le forze per aumentare la consapevolezza di me e della mia vita.
Ma come si fa a trovare la forza interiore? Da dove ha origine? Dove si alimenta? E ancora… che relazione c’è tra forza interiore e capire i meccanismi della mente?
Proviamo a rispondere insieme a queste domande.
Sicuramente siamo tutti d’accordo se affermiamo che la forza è una risorsa che nasce dentro di noi, che sgorga dall’interno e che non ci viene data dall’esterno.
Possiamo quindi collegare la forza all’immagine di una fonte, così come possiamo fare con l’amore o con l’energia più in generale.
Ma questa fonte è sempre viva o a volte si inaridisce e smette di fluire? O meglio: siamo noi che perdiamo il contatto con la nostra forza anche se lei è sempre lì?
Lo ammetto, sono domande un po’ retoriche e forse hai già capito dove sto andando a parare.
Infatti, non esiste una forza più grande di quella vitale.
È talmente piena, pulsante, viva appunto, da pervadere tutta la nostra esistenza, e da farci superare prove incredibili e uscirne vivi, nonostante tutto.
E quindi abbiamo già unito due concetti fondamentali: la vita e la forza. Ma ne esiste un terzo che è altrettanto importante e vitale ed è proprio all’amore che mi riferisco.
Vita, forza, amore. Impossibile separare queste tre parole, sono inscindibili.
Quando la forza della vita scorre dentro di te, senti una grande forza interiore e di connessione con l’esistenza stessa, puro amore che ti pervade quando sei in quello spazio.
Ti torna? Ricordi quei momenti in cui ti sei sentito così vivo, forte e connesso come momenti quasi magici che si sono impressi nella tua memoria in maniera indelebile?
Aumentare la consapevolezza stando nel “qui” ed “ora”
Ebbene, quelli sono i momenti in cui sei totalmente presente.
I momenti in cui sei qui e ora per dirla con due parole che sono entrate nel lessico comune per descrivere uno spazio no-mind contrapposto a quei momenti in cui ti senti irrimediabilmente perduto e disconnesso da tutto ciò che è.
Non c’è altro segreto da capire per trovare la forza interiore, è tutto qui.
L’innamoramento è per antonomasia uno dei momenti in cui riusciamo automaticamente a svuotare la mente e facciamo esperienza di connessione e forza.
Quando ci innamoriamo, soprattutto se siamo corrisposti, ci sentiamo pervasi da una gioia incontenibile, da un ottimismo incrollabile e da una sensazione di connessione con tutto ciò che è bello e vitale: ci commuoviamo per un fiore che sboccia, o per un bambino che cammina e ci saluta con la manina.
Improvvisamente sembra che l’esistenza si sia accorta di noi e ci sentiamo anche un po’ invincibili, e fantastichiamo su futuri pieni di meraviglie, che fino a poco tempo prima non riuscivamo nemmeno a immaginare.
Prova a farci caso nel quotidiano, ti meraviglierai di quanto sia semplice capire i meccanismi della mente quando si sa dove guardare e con che lente.
Ma com’è possibile tutto ciò? Te lo sei mai chiesto?
Ti sei mai chiesto come mai passi da “nessuno mi vuole, mi ama, mi vede” a “è meraviglioso, trabocco di amore e di felicità” solo perché un’altra persona ti sta dimostrando di provare un sentimento nei tuoi confronti?
E se davvero tutta la tua felicità e la tua forza dipendessero dall’esterno, da un’altra persona, allora sarebbe molto molto pericoloso perdere questa persona non credi?
Che cosa ti accadrebbe se la perdessi? Torneresti nella tua infelicità e dopo un po’ di tempo cominceresti a cercarne un’altra?
Probabilmente sì.
È ciò che accade continuamente intorno a noi e lo puoi vedere anche da quelle coppie più in vista che si mostrano sui social ad esempio: si lasciano e si sostituiscono a vicenda con la fotocopia del partner precedente.
Ormai non cambiano nemmeno più sembianze fisiche, tanto sono dentro un meccanismo di ripetizione inconsapevole.
E la stessa cosa facciamo anche noi se non decidiamo di alimentare la nostra consapevolezza e indulgiamo in comportamenti e abitudini che hanno radice in quello che Eckhart Tolle chiama il “corpo di dolore” e Krishnananda il nostro “bambino emozionale” o programma o schema comportamentale disfunzionale.
Ecco perché è tanto necessario capire i meccanismi della mente in maniera profonda e completa, per uscire dal ciclo di ripetizione in cui siamo immersi.
Ma rendiamo concreti questi termini che spesso sono utilizzati in modo vuoto e privo di vera energia vitale e che invece ci tengo a contestualizzare e a fare in modo che ti arrivino insieme ad una spiegazione chiara che ti aiuti a sentire che dentro di te quello che stai leggendo ti risuoni e ti apra una finestra di consapevolezza partendo dalla quale puoi iniziare a riconoscere i tuoi schemi e programmi che ti causano un bel po’ di casini.
Svuotare la mente alimentando la consapevolezza
Cosa significa intanto “alimentare”. Utilizzo la famosa storiella dei due lupi, l’avrai già sentita credo, ma ripetere non fa mai male.
Questa storia narra di due lupi che albergano dentro di noi: il lupo buono e quello cattivo. Entrambi continuano a lottare per la supremazia e la domanda è: “Chi fra questi due lupi avrà la meglio, quello buono o quello cattivo?”.
E la risposta è “Quello a cui darai da mangiare”.
Semplice vero?
Ora, uscendo dalla metafora dei lupi e della lotta, e tornando a parlare di presenza e consapevolezza contro programmi inconsapevoli e corpo di dolore, esiste un solo modo per trovare la forza interiore e raggiungere un certo grado di serenità nell’esistenza: quello di aumentare la consapevolezza in ogni circostanza.
Come? Detto semplicemente, devi svuotare la mente.
Svuotarla attraverso le persone di cui ti circondi, i libri che leggi, i contenuti social che segui, i programmi televisivi da evitare come la peste (tutti quelli in cui qualcuno litiga e si crea un clima di conflitto e dualità), le canzoni che ascolti (idem come sopra con l’aggiunta della variante “mi manchi, senza di te soffro e muoio”) e così via e sostituendo questo cibo tossico con meditazione, allineamento, letture che ti scaldano il cuore (Osho, Osho e ancora Osho, e a scendere Eckhart Tolle, Jeff Foster, Krishnananda).
Il punto non è trovare qualcuno che ti dica “cosa” fare, ma lasciare che l’amore che alcuni di questi filosofi illuminati possa pervaderti e aprirti spazi di connessione partendo dai quali potrai aumentare la consapevolezza di te e delle scelte che fai.
E allora sorgeranno in te domande spontanee, ma avranno una qualità diversa: saranno come fiori che sbocciano in un giardino e le risposte le troverai nel prenderti cura di quelle domande, nel lasciare che diventino più grandi e affrontino temi meravigliosi e aulici.
Potrai innalzarti, oh se potrai.
Potrai non impazzire più per le piccole cose che prima ti facevano così tanto soffrire perché iniziando a svuotare la mente e non dando energia al tuo corpo di dolore, non ti aggancerai a quello degli altri.
La tua vibrazione sarà diversa e non attirerai a te persone distruttive.
Starai di più in compagnia di te stesso? Probabilmente sì ma senza sentirti mai solo!
E questo sarà il primo vero miracolo di cui farai esperienza, la prima vera conferma che tu abbia imparato a svuotare la mente: lascerai andare tutto il bagaglio di stress che ti porti dietro e ti godrai finalmente il momento presente.
Credimi, a volte siamo disconnessi da così tanto tempo che le prime esperienze di connessione avvengono anche in modo molto semplice e immediato.
Il tuo lavoro sarà continuare ad alimentare quello spazio che, come dicevo all’inizio, è lo spazio che ti permette di trovare la forza interiore.
Nel suo capolavoro “Siddharta”, Herman Hesse fa dire al protagonista del libro, Siddharta appunto, che lui sa fare tre cose: sa aspettare, sa pensare, sa digiunare.
E con queste tre qualità Siddharta è in grado, partendo dalla più umile delle caste, di raggiungere la vetta della società degli “uomini-bambini” come li chiama lui.
Saper aspettare significa infatti entrare in uno spazio meditativo, di non-bisogno, dove il tempo si dilata e non si ha fretta di arrivare da nessuna parte.
In questo spazio in cui Siddharta non è sofferente per l’attesa, è in grado di pensare lucidamente, di discernere fra pensieri funzionali e pensieri disfunzionali.
Il fatto di saper digiunare poi, lo mette in condizione di non doversi piegare per obbedire alle necessità del corpo, ma metaforicamente anche delle esigenze dell’anima.
Nel suo cammino verso Gotama, il Buddha, queste tre qualità rendono Siddharta diverso da tutti gli altri “uomini-bambini” e gli permettono di evolvere e di affinare il suo grado di consapevolezza.
Capire i meccanismi della mente per uscire dall’illusione
Se ti guardi intorno, ti accorgi che anche noi viviamo nel mondo degli “uomini-bambini” e che spesso, o quasi sempre, siamo uno di loro.
Cerchiamo di avere sempre ragione, non siamo in grado di attendere e vogliamo tutto subito, pestiamo i piedi se non otteniamo ciò di cui crediamo di avere diritto.
Questo ci rende deboli, ci disconnette dalla nostra fonte originaria e ci allontana dalla nostra vera forza interiore.
Ma siamo sempre in tempo per fare un cambiamento profondo. Sempre, ad ogni età.
Basta scegliere di volerlo fare, scegliere di smettere di cercare soluzioni allo stesso livello in cui sono state create, quello mentale.
La mente è duale: divide per comprendere. Ha bisogno di sapere che cosa è il bianco per capire cos’è il nero. Cosa è giusto e cosa è sbagliato.
È la sua funzione, diamine! E meno male che è così altrimenti saremmo ancora appesi agli alberi come le scimmie!
Ma la mente è il tuo servitore: ha la funzione di servire a te per la tua sopravvivenza.
Se invece di usarla al tuo servizio la fai diventare il tuo comandante, se lasci che sia la mente a decidere per te, allora la togli dal suo ruolo originale e messa al comando farà un disastro creando conflitto in ogni area della tua vita.
Anche questo concetto lo trovi nei libri di Tolle (almeno fino a che non mi deciderò a scrivere il mio!)
Ora, prima che tu vada a trovare la tua forza interiore, ti lascio con una citazione di Osho, che a sua volta riprende Kierkegaard:“La vita non è un problema da risolvere ma un mistero da vivere”.
E su questa piccola frase che in apparenza sembra solo l’ennesimo meme da postare sui social, ci si potrebbe scrivere a lungo perché contiene un’indicazione fondamentale: con la mente risolvi i problemi, ma con il tuo essere presente vivi in ogni momento qualcosa che non può essere spiegato a parole ma che puoi sentire solo quando riesci a svuotare la mente e diventare, finalmente, presente.