Quella del gabbiano Jonathan è una storia di coraggio, ma soprattutto è la storia di un gabbiano che ha imparato a sue spese ad affrontare e superare i pregiudizi del suo gruppo di pari e a credere in se stesso.
Jonathan è un gabbiano diverso dagli altri.
Mentre tutti gli altri gabbiani si affannano per trovare il cibo e sopravvivere, senza badare ad altro, lui adora volare e si allena per diventare perfetto nel volo.
Per questo è rimproverato dagli altri componenti del suo stormo che non comprendono la sua passione per il volo e anzi lo condannano perché diverso.
Ma il volo è la sua unica ragion d’essere, così ricomincia ad allenarsi, pur contro la volontà del suo gruppo di pari.
Raggiunge risultati incredibili ed è davvero fiero di sé.
Ma quando mostra ciò che ha imparato sul volo al suo stormo, riceve solo critiche, fino addirittura a venire esiliato.
La storia di tutti noi
Questo libro, Il gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, racconta un po’ la storia di tutti noi, ci accomuna in qualche modo.
Quanti di noi si sono spesso sentiti incompresi?
Quanti hanno sentito dentro quella sensazione che diceva loro: “C’è qualcosa in più da vedere”… per poi ritrovarsi a sentirsi sbagliati per averla provata e doverla mettere profondamente in discussione?
A quel punto ci sono solo due opzioni possibili: fermarti, lasciando così che sia il giudizio degli altri a scegliere per te, o andare oltre.
E questa è la scelta che, non senza dolore, fa il gabbiano Jonathan.
Il desiderio di volare infatti è talmente più forte che si allena in solitudine, fino a trovarsi a compiere acrobazie che nessun altro volatile aveva mai fatto in vita sua.
Non è ego il suo, è qualcosa che ha più il sapore dell’anima.
Chi era Richard Bach?
In questa favola, Richard Bach, ci trasporta in un racconto che per quanto mi riguarda ha un profondo senso metafisico, spirituale ed evolutivo.
La sua storia ha molto a che fare con il volo e i suoi derivati.
Basta infatti dare un’occhiata alla sua carriera precedente per capire come mai questi compaiano così frequentemente nella sua opera.
Infatti, prima di essere uno scrittore, Bach è stato pilota riservista nell’aeronautica militare degli Stati Uniti, ha collaborato alla redazione di manuali tecnici per la Douglas Aircraft Company e, infine, è stato pilota acrobatico.
Ed è senza dubbio da questa passione che nasce il desiderio di volare, di volare davvero, del gabbiano Jonathan.
Il suo amore per l’aviazione ha quindi marcato in modo più o meno evidente, gran parte della sua produzione letteraria, dalle prime opere dov’è citata direttamente a quelle più recenti, dove il volo diventa una complessa “metafora” della vita.
Il 1º settembre 2012 ebbe un incidente con il suo idrovolante e venne ricoverato in ospedale in gravi condizioni.
Lo scrittore si stava recando in visita da un amico sull’isola di San Juan nello Stato di Washington, quando il velivolo, durante l’atterraggio, ha agganciato un cavo elettrico e si è schiantato al suolo.
Dopo quattro mesi viene dimesso dall’ospedale.
Da questa esperienza Bach racconta di aver avuto l’ispirazione per terminare la quarta parte de Il gabbiano Jonathan Livingston, che originariamente aveva solo tre sezioni.
Il coraggio di superare i pregiudizi
Sono oltre 50 anni ormai che questo libro, pubblicato nel 1970, ispira milioni e milioni di persone.
Pagina dopo pagina Il gabbiano Jonathan diventa una guida per chi impara a conoscersi fin nel profondo, per chi impara a riconoscere e comprendere i propri desideri e sentirsi nel giusto nonostante i pregiudizi degli altri.
Jonathan insegna a non avere timore di distinguersi, ma proseguire autonomamente per la propria strada.
Incoraggia insomma a spiccare il volo:
“Qualunque cosa tu faccia non pensare mai a cosa diranno gli altri, segui solo te stesso, perché solo tu nel tuo piccolo sai cosa è bene e cosa è male, ognuno ha un proprio punto di vista, non dimenticarlo mai, impara a distinguerti, a uscire dalla massa, non permettere mai a nessuno di catalogarti come clone di qualcun altro, sei speciale perché sei unico, non dimenticarlo mai”.
Ispirò profondamente anche me nel momento in cui, per la prima volta, lo lessi.
Oggi te lo passo, come consegna.
Che possa ispirare anche te.
Per la tua libertà.