Credi ancora che ci si incontri per “vivere sempre felici e contenti” e niente di più?
Il presupposto da cui parti quando entri in una relazione fa tutta la differenza del mondo.
Il destino della tua relazione sta tutto lì.
Ma chi è l’altro? E come mai incontri proprio quella persona e non qualcun altro?
Sapere lo scopo della relazione cambierà una volta per tutte il tuo approccio e anche il tuo incontro con l’esistenza.
Lo scopo della relazione con l’altro
Quando per una ragione o per l’altra “nel corso del cammin di nostra vita” decidiamo di intraprendere un percorso di evoluzione e crescita spirituale e personale, solitamente cominciamo a diventare più consapevoli di determinati schemi e meccanismi con i quali eravamo talmente identificati da non accorgerci che questi condizionavano costantemente le nostre scelte e i nostri stati d’animo.
In questo articolo voglio proporti di andare ancora più a fondo in questo percorso di consapevolezza e di analizzare insieme una riflessione sottile ma molto importante che ti porterà a comprendere il perché noi entriamo in relazione profonda con un’altra persona.
Questo presupposto diventa fondamentale se vogliamo, partendo da qui, provare a comprendere lo scopo della relazione, la sua vera natura, la sua ragione di essere e quindi il nostro approccio a ciò che ci accade mentre ci relazioniamo con l’altro.
Mi trovo costantemente di fronte a un mondo che concepisce e insegna la relazione come qualcosa che cerchiamo, e addirittura a volte bramiamo, come via maestra verso la felicità.
“Quando troverò il mio lui o la mia lei ideale allora la mia vita sarà felice e completa e insieme potremo coronare il nostro sogno d’amore”
Questo sogno d’amore, tra l’altro, è identico alla scena finale del film Cenerentola di Walt Disney in cui la nostra protagonista, finalmente smessi gli abiti di stracci e scampato un destino da sguattera, volteggia fuori dal palazzo reale insieme al suo bellissimo principe, tra squilli di fanfare e sudditi plaudenti, per andare insieme al suo sposo verso il migliore dei futuri possibili… per vivere sempre felici e contenti!
Diciamolo onestamente e senza vergogna: la favola perfetta è ciò che passa nella mente di chiunque sogni di entrare in una relazione d’amore con un’altra persona.
Questo è il presupposto: entro in relazione con l’altro per vivere sempre felici e contenti.
Ed è qui che iniziano i problemi.
Perché è sbagliato, profondamente sbagliato.
È proprio un errore che facciamo perché prendiamo per buona una specie di allucinazione collettiva che ci tramandiamo di generazione in generazione, anche con una buona dose di ignoranza.
È come se andando a scuola ci insegnassero a scrivere “squola” con la “q”. È proprio un errore grave!
Noi entriamo in relazione per un’unica vera ragione: perché l’altro possa farci da specchio e ci permetta di vedere cose di noi che da soli non riusciamo a vedere.
Tutto qui, niente di meno e niente di più.
L’altro è quello straordinario essere che si mette generosamente di fronte a noi e ci mostra chi siamo.
Questa è la grande occasione, questa è l’incredibile opportunità che ci dà la relazione.
Stiamo perdendo un’occasione immensa
Ma noi, che non lo sappiamo, che non siamo stati educati a comprendere questo fatto meraviglioso, che facciamo?
Invece di guardare noi stessi e imparare a conoscerci, puntiamo costantemente il dito contro l’altro, passando ore a vivisezionarlo, a psicanalizzarlo, a cercare persino di cambiarlo, perché noi sì che dall’alto della nostra perfezione possiamo permetterci di dire a un altro essere umano che cosa sia meglio per lui.
Eh certo, noi sì che lo sappiamo meglio di chiunque altro!
E mentre passiamo il tempo, velatamente o meno, a criticare chi abbiamo di fronte, ci perdiamo l’immensa occasione di vedere noi stessi.
Ci perdiamo la vera ragione dell’esistenza della relazione e invece di essere grati all’altro per ciò che sta facendo per noi, il più delle volte facciamo naufragare le nostre relazioni fra insulti, recriminazioni o addirittura battaglie legali.
Non sto dicendo che sia facile.
Anzi. So per esperienza quanto sia difficile continuare ad alimentare il percorso di consapevolezza.
A volte è così semplice dare addosso agli altri: vai sul tuo smartphone, tocchi l’icona di Facebook, leggi due o tre post, ti sale l’incazzatura, scrivi un commento pieno di livore o di rabbia e sei già nel girone dell’inferno.
Tempo pochissimi secondi e qualche altra anima sola si è già agganciata a ciò che hai scritto, non importa se dandoti ragione o torto… tanto lì non c’è “nessuno”, ci sono solo dei nomi – a volte nemmeno veri – e dei “corpi di dolore” che digitano dietro a degli schermi.
Ovvero, il nulla.
Lo stesso nulla di quando in una relazione non c’è più comunicazione profonda, di quando si scambiano quattro parole fredde come il ghiaccio, gonfie di delusione e recriminazioni e poi si va a letto girandosi ognuno dall’altra parte.
Come se esistesse poi “un’altra parte” dalla quale girarsi, invece più non ti guardi e più quel rifiuto brucia dentro, e più fa male.
Trovare la pace
Fingiamo tutti di essere chi non siamo.
Fingiamo di essere migliori, fingiamo di essere quello che pensiamo che gli altri stiano cercando di scorgere in noi.
A volte fingiamo addirittura con noi stessi pur di non mostrarci inermi, nudi, vulnerabili.
Qualche anno fa ho visto un film sulle relazioni che finiva con la frase: “Siamo tutti frangibili”. Vero, ma anche no.
Magari lo fossimo, magari andassimo in mille pezzi per poi accorgerci invece che non possiamo assolutamente sgretolarci, perché siamo integri, profondamente integri e parte del “tutto” più grande di noi.
Energia nell’energia, amore nell’amore, nulla nel nulla e tutto nel tutto.
Dobbiamo solo tornare a noi. Tornare a casa, tornare a sentire dov’è casa dove c’è la pace che cerchiamo, trovare la pace.
Osho lo descrive perfettamente quando parla del ciclone: se stai sulla parte esterna del ciclone verrai sballottato da tutte le parti, girerai vorticosamente fino a perdere il senso dell’orientamento. Ma se riuscirai ad avvicinarti al centro, all’occhio del ciclone, lì vi è pace, tutto è fermo, miracolosamente.
Avvicinarsi al proprio centro è l’unica via per trovare la pace mentre intorno tutto sembra andare in frantumi.
Di nuovo torna a te, lascia stare l’altro, lascia stare l’esterno.
Guarda il tuo viaggio: cosa c’è in serbo per te lungo il tuo percorso? Che cosa stai imparando? Che ferite stai guarendo? Che cosa stai facendo fatica ad affrontare, ad accogliere, ad accettare?
Per fare questo è importante essere attenti. Ci vuole attenzione, e ce ne vuole molta.
Il rischio di tornare ad addormentarsi è enorme e continuo.
La grande occasione dell’amore
Quante persone conosci che uscite da una relazione disastrosa sembrano ricominciarne un’altra praticamente identica nei meccanismi senza rendersene assolutamento conto?
Io ne vedo costantemente.
Certo, cambiano alcuni dettagli: lui è più alto o più magro, lei è più sportiva o meno gelosa, ma sono tutte caratteristiche che fungono da “specchietto per le allodole”.
La verità è che il presupposto da cui parte la nuova relazione è sempre lo stesso, sempre il vecchio e polveroso “vivremo felici e contenti” che rinasce dalle ceneri della relazione precedente sull’onda della seconda enorme bugia che ci raccontiamo: “Questa volta andrà meglio, perché la colpa era del mio/della mia ex”.
Ora fai attenzione: se quando qualcuno ti dice una frase del genere tu senti che ti si stringe il cuore perché vedi che arriva da un punto di non presenza e che è un tentativo dell’ego di non morire e di ricreare un terreno a lui congeniale, allora sei sulla buona strada. Hai già avuto modo di riconoscere ciò che accade e stai assumendo sempre più la posizione di osservatore.
Ma se quando senti frasi di questo genere pensi: “Che bello, sono proprio felice per te! Siete proprio belli insieme”, anche se di bello lì non c’è davvero nulla, ecco allora sappi che sei ancora addormentato, che stai ancora credendo che ci si incontri per “vivere sempre felici e contenti” e niente di più.
Intendiamoci, io non sto dicendo che non si possa essere felici insieme a un’altra persona. Anzi, sto dicendo l’opposto.
E cioè che la via verso l’armonia e la felicità non parte dal presupposto che si entri in relazione con l’altro per essere felici e che senza la relazione non si possa esserlo.
Sto dicendo che la vera felicità si trova quando in una coppia entrambi sono coscienti che la relazione li sta mettendo di fronte a loro stessi e sono profondamente grati all’altro, fino al limite della commozione, per la generosità con cui assumono un ruolo a volte difficile che è quello di tirare fuori dal profondo di noi la nostra parte più nascosta e sola, in modo che possa essere guarita da noi stessi attraverso l’esposizione alla nostra luce e al nostro amore.
In questo articolo mi tocca citare Osho due volte, ma non posso esimermi dal farlo perché lui più di chiunque altro ha descritto perfettamente la grande occasione che l’amore ci offre.
Ecco le sue parole: “Nella vita di un uomo esistono tre possibilità di diventare consapevoli. La nascita, ma è già accaduta; la morte, ma non è prevedibile, per cui potresti trovarti inconsapevole; resta l’amore, non mancare questa opportunità, non mancare questo incontro”.
Di fronte a parole tanto chiare, tanto cristalline, non resta molto altro da dire, non credi?
“Non mancare questo incontro”.
L’incontro con l’amore è l’incontro con te stesso e detto così assume toni quasi religiosi, sembra quasi l’incontro con la parte divina che è in te.
“Incontra te stesso; ama te stesso; conosci te stesso”, frasi che leggiamo e sentiamo dire ovunque ma che solo quando ti concedi di ascoltare a un livello molto profondo assumono un significato reale, che è poi quello di dare un senso a tutto, alla tua intera esistenza.
Vivere lontano dal centro del ciclone, lontano dal proprio centro, significa vivere lontani dall’amore.
Non c’è pace lontano dal centro, non c’è amore al di fuori di te stesso.
Torna a casa ogni volta che puoi, ogni volta che ti senti solo o spaventato.
Torna a te, con amore e gratitudine.