Controllo nella relazione, paura di restare soli, mente egoica da una parte…
Libertà di scelta, amore, mente funzionale dall’altra…
Chi vincerà fra i due lupi?
Come sempre, quello a cui deciderai di dare da mangiare…
Spero non vi spiaccia tornare sull’argomento, perché ne ho scritto già molte volte, ma per parlare di controllo, dobbiamo per forza di cose tornare a parlare della paura.
Già, perché tentare di controllare qualcosa o qualcuno ha sempre, e dico sempre, a che fare con la paura e con il tentativo di dominarla.
È importante comprendere profondamente questo concetto perché non c’è altro da capire in realtà, se non che per evitare di sentire paura creiamo una serie di strategie evitanti che invece di farci stare meglio, ci rovinano letteralmente la vita.
Paura di restare soli e strategie di controllo nella relazione
Personalmente se penso alle mie relazioni passate non riesco a immaginarle senza associarle alla sensazione di ansia e di paura di perdere la persona amata, o lo status ad essa associato (sono “fidanzata” o sono “sposata”, contro il sono “sola” o sono “single”).
E questa enorme paura di restare sola e di sentire il terrificante vuoto che sapevo si sarebbe creato se avessi permesso a me stessa di perdere il partner che mi stava di fianco, si tramutava presto in azioni di controllo.
Queste azioni non venivano fatte solo verso l’altra persona sotto forma di domande, o sbirciate sui vari social o messaggi e così via, ma anche e più subdolamente nel tentativo di controllare me stessa e l’altro, i rispettivi desideri o inclinazioni, per evitare che ci potessimo in qualche modo allontanare e poi chissà, perderci definitivamente.
Ecco quindi che le strategie di controllo diventavano molto sotterranee e sottili, direi quasi manipolatorie.
Attenzione: non sto dicendo che tutto questo processo fosse cosciente, anzi, io non me ne rendevo conto, così come non se ne rendono veramente conto le persone che si trovano a manipolare determinate situazioni per evitare la paura di restare soli o che qualcosa possa ferirle.
Parlo di comportamenti perlopiù nascosti, come fare in modo di aver spesso bisogno dell’altra persona attraverso ad esempio una debolezza fisica, malattie più o meno psicosomatiche, fragilità emotive, drammi più o meno interiori che richiedono che l’altro sia disponibile e sollecito nei nostri confronti.
E ancora fragilità economica, mancanza di indipendenza finanziaria, per cui l’altra persona deve prendersi cura di noi, ci deve dare il sostentamento come se fossimo dei bambini.
Per alcune persone addirittura i figli diventano strumenti di manipolazione verso la libertà dell’altra persona, o in mancanza di figli, vengono utilizzati gli animali da compagnia, le case, i beni materiali, insomma qualsiasi cosa serva per mandare all’altro il messaggio che dice: “Hai un legame con me, non sei libero di andartene, sentiti in colpa se lo fai, anzi resta!”.
Restare o andarsene, soprattutto in una relazione, dovrebbe essere sempre una scelta libera. Una scelta con delle conseguenze e delle responsabilità, ma pur sempre una scelta.
Solo quando è libera infatti una scelta ha la possibilità di diventare adulta e trasformarsi in una scelta d’amore.
Vorrei tanto poter dire a chi legge che nulla cambierà mai e che le persone che amiamo staranno con noi per sempre, ma mentirei.
La legge dell’impermanenza governa il nostro mondo e dobbiamo onorarla e rispettarla, altrimenti ci mettiamo a discutere con l’esistenza, a contestare ogni accadimento fino a essere un “no” costante a ciò che ci accade.
Controllare la paura allontanandosi dalla relazione
Forse l’ho già detto ma lo ripeto: Eckhart Tolle diceva che il “sì” al momento presente è il paradiso, mentre il “no” al momento presente è l’inferno.
Trovo che sia un modo sublime di dire in due parole tutto ciò che c’è da dire sul tema della felicità, dell’infelicità, della paura e anche del controllo.
Facci caso: la capacità di chi ha profondamente colto il vero senso dell’esistenza, è quella di trasmetterti l’essenza del tutto in pochissime parole.
Tutto il resto serve alla nostra mente per placare la sua fame continua di domande, e domande, e ancora domande.
Ovviamente la paura e il tentativo di controllarla valgono anche per chi invece di cercare di trattenere il partner, sta dall’altra parte e cerca sempre di allontanarsi e scappare temendo di essere fagocitato se si avvicina troppo.
Da quella parte il tentativo costante è quello di non sentirsi sempre in colpa, sempre in difetto, sempre non all’altezza di quello che gli altri ci richiedono e di non pensare che a causa nostra stanno male o che siamo noi ad averli resi infelici.
Insomma, per dirla in poche parole, il controllo è quella sensazione costante di non fluire liberamente ma di vivere una costante contrazione, attenzione e ansia vigile.
John Lennon in una sua frase molto famosa disse “La vita è ciò che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti”.
Lui aveva colto il senso. Si era reso conto, e ce lo ha condiviso, che mentre sei occupato a fare altro, a progettare, a tentare di controllare, a cercare di far funzionare tutto come vuoi tu, la vita ti sta accadendo e cosa più importante di tutte: te la stai perdendo.
Tornare al momento presente: l’unico in cui non esiste il controllo
Sai qual è l’unico momento in cui non esistono né paura né controllo?
È il momento presente.
L’unico in cui davvero sei immerso e l’unico che davvero esiste.
In quel momento non possono esistere né la paura né il controllo.
Infatti, solo se ti proietti nel futuro puoi provare l’ansia e la preoccupazione per ciò che forse accadrà, e solo se torni nel passato puoi deprimerti pensando a come avresti potuto agire ma che non puoi più tornare indietro a cambiare.
Se ti rendi conto di avere una particolare attitudine al controllo, c’è solo un modo per cercare di attenuare questo stato emotivo ed è proprio quello di tornare al momento presente.
Ovviamente la mente si ribellerà e ti dirà: “Ma come faccio a vivere se non pianifico i prossimi giorni o mesi o anni? Mica si può vivere alla giornata, se non ci penso io qui va tutto a rotoli…” o qualcosa del genere.
La mente è abbastanza noiosa e prevedibile, più o meno dice le stesse cose a tutti, quindi non è difficile ipotizzare le sue obiezioni.
Devi sapere infatti che per la mente egoica, il momento presente è come la Kryptonite per Superman: la indebolisce e le toglie energia impedendogli di combattere.
E se la mente egoica perde il suo nutrimento tu potresti anche, orrore… essere felice un giorno!
E questo la mente non lo vuole assolutamente!
Il suo ruolo è alimentare il tuo corpo di dolore (altra citazione di Eckhart Tolle, se ancora non hai letto il suo libro “Il Potere di Adesso” ti consiglio di farlo presto) in modo che il tuo ego possa essere sempre in forza e alimentarsi di negatività come gli piace tanto fare.
Come si fa a tornare al momento presente?
Ma l’obiezione “Come si fa a vivere alla giornata?” non è totalmente sbagliata, infatti abbiamo bisogno della nostra mente per compiere tutte le azioni quotidiane e concrete che servono per vivere.
E qui sempre Eckhart Tolle fa una distinzione molto chiara tra la “mente funzionale” che lui chiama “servant” e quella egoica, che lui chiama “master”.
Il punto infatti non è essere totalmente “no-mind” che sarebbe ovviamente assurdo perché, tanto per fare un esempio, abbiamo bisogno della nostra mente per lavorare, per attraversare la strada con il semaforo verde, per fare la spesa e scegliere cosa comprare e così via.
Ma ciò che è accaduto nel corso della storia dell’uomo è che la mente è passata dall’essere “servant” e cioè al nostro servizio, all’essere “master” e cioè a dominarci e a farci essere al suo servizio.
Da questo super-uso improprio della mente nascono le ansie, le paure e i tentativi di controllo.
Riportare la mente al proprio ruolo originario di servitore, e toglierla dal ruolo di master è ciò che ci può far cambiare completamente registro.
Ma come fare mi chiederai?
Ebbene, la risposta per fortuna è sempre la stessa: inizia a osservare dove e come la tua mente ti porta in giro come se fossi il suo cagnolino al guinzaglio.
Inizia a notare tutte le volte in cui sparisci letteralmente nei suoi meandri, magari perdendoti in dialoghi immaginari con persone reali o inventate, in cui immagini futuri possibili o impossibili, in cui passi il tempo a soffrire pensando a tradimenti o scorrettezze che gli altri potrebbero farti in futuro o che hanno fatto in passato.
Oppure il tempo in cui ti senti in colpa o provi rimorso o rimpianto… tutto questo tempo in cui vaghi nella tua mente, è tempo sottratto al tuo momento presente.
E te lo stai perdendo, te lo ripeto.
Anche focalizzarti sulla parola “controllo” è un altro trucco della mente per tenerti nel suo infinito labirinto da cui vorrebbe che tu non uscissi mai.
Perché la mente da sola non esiste, esiste solo se ci sei tu a darle energia e anche lei ha paura che tu te ne vada e tenta a sua volta di controllarti.
Capisci bene che è tutto un gioco costruito sul nulla e quanto sia importante tornare a te, tornare a ciò che esiste veramente: il tuo cuore, il sole caldo sulla pelle, la natura che ti accoglie sempre, l’amore che hai dato e ricevuto, la vita che ti scorre nelle vene.
Non c’è altro, non c’è nulla da controllare, non c’è nulla da perdere.