Cosa fare se il tuo lavoro non ti soddisfa?

se il tuo lavoro non ti soddisfa - Lavoro - Blog Rivista Heisenberg

Condividi questo articolo

Se il tuo lavoro non ti soddisfa, come ti comporti? Ti lamenti di continuo o accetti la realtà?

E cosa succede se smetti di lamentarti e inizi ad accettare che “ora le cose stanno così”, deponi le armi e smetti di fare resistenza al cambiamento?

Scopriamolo insieme!

Secondo la filosofia buddista, che ho studiato anche durante il mio percorso di specializzazione in psicoterapia, la causa principale di ogni sofferenza deriva dal “resistere” a ciò che è, ovvero a tutto quello che è attualmente presente nella nostra vita.

La non accettazione si traduce, dunque, in una sofferenza che non è altro che il nostro “No, non lo voglio!” che in qualche modo pronunciamo dentro di noi di fronte a qualche accadimento della vita che reputiamo negativo.

L’accettazione sembra essere davvero un’importantissima chiave per raggiungere la pace e la serenità, tanto che l’ACT (Acceptance and Commitment Therapy), una delle cosiddette psicoterapie di terza generazione, si basa proprio su questo concetto e su come sia importante accettare ciò che è per impegnarsi su tutto ciò che è possibile per noi ottenere a partire dalle premesse “immutabili” della situazione. 

All’interno del mondo del lavoro, questo concetto diventa davvero interessante da esplorare in quanto sono tantissime le persone che, ogni giorno, si chiedono cosa fare di fronte a una quotidianità lavorativa non sempre serena, stimolante e appagante.

Certamente se il tuo lavoro non ti soddisfa, lamentarsi (trappola in cui tantissimi quotidianamente cadono) non è la soluzione.

Quando al lavoro qualcosa non va siamo subito portati a parlarne sottovoce con un collega oppure a criticare questo o quello davanti a uno spritz con un amico o ancora a cercare conforto in famiglia raccontando a casa tutto quello che ci ha infastidito della nostra giornata di lavoro.

Posso dirvi che se tutto questo fosse utile il mondo sarebbe stracolmo di persone serene e gioiose ma, purtroppo, sappiamo bene che non è così.

Lamentarci, seppure, è bene ripeterlo, sia una tentazione del tutto naturale, è un’azione che ci porterà a essere ancora più cupi e arrabbiati, rovinerà i momenti di svago che potremmo avere con le persone che amiamo e, aspetto forse ancora più importante, ci farà focalizzare esclusivamente “sull’esterno”: il titolare, il capoufficio, la collega scortese, il collega vagabondo, l’ambiente monotono e così via. 

se il tuo lavoro non ti soddisfa - Lavoro - Blog Rivista Heisenberg

Smetti di fare resistenza al cambiamento

Cosa fare allora? Osservare il più possibile sospendendo il giudizio, è la prima cosa da fare.

Cosa sta succedendo? Cosa realmente non mi piace di una certa situazione? Come mi fa sentire?

Il primo passo per il cambiamento, anche se può sembrare strano, è proprio l’accettazione. 

“Ora le cose stanno così” è come se dicessimo a noi stessi. Servirebbe a poco cercare un colpevole o lamentarsi in modo vittimistico di questa situazione.

“Ora le cose stanno così”, punto.

Ecco l’accettazione, la pace, la deposizione delle armi.

Lasciamo che l’astio, il fastidio, la ricerca dei colpevoli e i sensi di colpa per avere o non avere fatto certe cose restino quanto meno in pausa, in stand-by.

Che sensazione meravigliosa!

Le spalle si rilassano, il chiacchiericcio mentale si ferma per un attimo, “Ora le cose stanno così”, va bene, la guerra è finita.

Solo la pace e la serenità d’animo sono in grado di fornirci la giusta energia e ispirazione per compiere un sano cambiamento, ecco perché l’accettazione del cambiamento, l’accettazione della realtà è un passaggio fondamentale.

Molti fraintendono l’accettazione con la rassegnazione e con il “fare finta di niente” di fronte a ciò che non ci piace.

Nessuna di queste due interpretazioni può aiutarci nella nostra dimensione professionale.

Vediamo meglio il perché e cerchiamo di capire invece come l’accettazione può aprirci le porte al benessere e alla soddisfazione nel lavoro.

Accettazione del cambiamento

Accettare non significa affatto rassegnarsi.

Supponiamo che tu stia facendo un lavoro che non ti piace e non ritieni gratificante, rassegnarsi significherebbe trascinarsi avanti giorno dopo giorno con la morte nel cuore in attesa magari della pensione.

Sembra davvero una prospettiva allettante, no?!

Immagina ora di essere nella stessa situazione nella quale ti trovi, magari per esigenze economiche, ad accettare un lavoro che non ti piace.

Se consideri tutti i lati positivi di quella situazione (lo stipendio, oppure i colleghi, è vicino a casa, non è troppo pesante, o qualsiasi altra cosa) finirai per accettare questo passaggio in modo il più possibile leggero.

In questo caso, il tuo stato d’animo non sarà negativo (triste, arrabbiato, disperato ecc.) bensì sereno e questa serenità potrà fornirti l’ispirazione e le energie giuste per transitare da lì a un posto ben più soddisfacente per te!

Come dico spesso: “Non è cosa fai, è come lo fai a fare la differenza”. 

Immaginiamo invece che tu voglia essere “ottimista” a tutti i costi e inizi a ripeterti (forse sarebbe meglio dire “raccontarti”) che questa situazione va bene, alla fine che cos’è il lavoro, non è un modo per guadagnarsi da vivere? E questo lavoro lo stipendio me lo dà quindi va benissimo!

Ma, alla fine, ci sono tante persone in situazioni peggiori della mia, dovrei ringraziare!

Questa è quella che alcuni autori chiamano la “positività tossica” ovvero un atteggiamento forzatamente positivo che, invece di aiutarti a migliorare le cose, ti spinge a voler dipingere di rosa un muro scrostato e ammuffito. 

se il tuo lavoro non ti soddisfa - Lavoro - Blog Rivista Heisenberg

Inizia da te

Accettare è qualcosa di diverso, inizia con il guardare in modo il più possibile oggettivo le situazioni senza cercare forzatamente di addolcirle (cosa che ostacolerebbe il tuo cambiamento) e senza affrettarti a giudicarle (aspetto che farebbe scattare emozioni sgradevoli in caso di valutazioni negative).

Se quello che vedi nel tuo lavoro non ti corrisponde e pensi di desiderare un cambiamento, ecco che l’accettazione ti avrà già dato un grande aiuto, sostenendoti non solo all’inizio ma anche durante il processo evolutivo (se voglio dimagrire avrò prima bisogno di capire quanto peso, smettere di insultarmi per essere finito in quella situazione e cercare, con amore, il modo migliore per recuperare la mia forma fisica).

Il medico e scrittore indiano Deepak Chopra usa, in campo medico, una frase che trovo molto adatta a descrivere il passaggio dall’accettazione al cambiamento che può essere applicata senz’altro anche al campo del lavoro: “Credi alla diagnosi ma non alla prognosi”.

Nell’ambito della salute se ti rifiuti di accettare di avere un certo problema finirai per trascurarti e, in questo modo, continuerai a non cambiare nulla e la situazione resterà la stessa oppure peggiorerà.

“Credere alla diagnosi” significa fare una fotografia alla situazione attuale e dire: “Ok, è così”, disperarsi non serve.

Ora però smetti di credere alla “prognosi infausta” nell’ambito del tuo lavoro, smetti di pensare che sei troppo vecchio o troppo giovane (o qualsiasi altra cosa) per un certo cambiamento e smetti anche di dare la colpa agli altri, al governo, alla congiuntura astrale, alla collega acida e a qualsiasi cosa ci sia all’esterno di te.

Guardati dentro con amore e dì: “Ok, questa è la situazione. Che cosa mi sta facendo vedere di me tutto questo?”.

Lascia che emerga qualcosa di te che potresti coltivare oppure qualcosa che potresti lasciare andare.

Eccola la direzione che puoi intraprendere un passo dopo l’altro senza sperare che qualcuno all’improvviso ti dia una promozione o che la collega acida se ne vada in pensione.

Inizia, come sempre, da te, il resto arriverà di conseguenza.

Continua la tua lettura iscrivendoti al Blog!

Inserendo i tuoi dati nella form qui sotto, potrai avere accesso GRATUITAMENTE all’articolo integrale pubblicato nella rivista mensile Heisenberg.

Condividi questo articolo

Leggi altri articoli del mondo di Heisenberg - la rivista ufficiale del Cervello Quantico

Alla scoperta dei 9 Princìpi Quantici
Italo Pentimalli

Un’idea è verità assoluta?

Le idee che abbiamo sulle cose derivano dalle esperienze che facciamo e dal nostro modo di interpretarle. Costituiscono quindi l’impalcatura della nostra realtà, diventano le

Leggi Tutto »

Tabella dei Contenuti

Scopri Heisenberg

La rivista ufficiale del cervello Quantico