La posta di Italo (Novembre 2022)

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La posta di Italo, all’interno della rubrica “Da cuore a cuore”, è lo spazio in cui Italo risponde personalmente a ogni domanda dei lettori.

DOMANDA 1 – Si può vivere liberi?

La domanda è la seguente: come faccio a vivere libero? Raimondo

Ciao Raimondo, tu sei già libero.

Non c’è niente che devi fare, non c’è niente che devi ottenere.

Hai la libertà, una delle libertà più grandi che dal mio punto di vista esista: la libertà di scelta. 

La domanda dunque semmai non è “come faccio a vivere libero?” ma “perché non sempre sfrutto l’opportunità?”.

In questo caso la risposta è una sola: paura

Ti faccio un esempio per comprenderlo meglio, tu adattalo alle tue esigenze.

Mettiamo il caso che l’Italia sia un posto che mi sta stretto, penso di andarmene ma qui ho il lavoro. In questo caso la paura è quella di lasciare il lavoro e non essere in grado di creare di nuovo una situazione economica favorevole in un altro posto. 

O ancora: penso di andarmene ma qui ho i miei affetti. In questo caso il timore è quello di non riuscire più ad avere un contatto con gli affetti, non prendendo magari in considerazione che oggi ci si sposta in poco tempo da una parte all’altra del mondo.

Vedi che cambia la domanda, il focus?

Non è che non posso andarmene… è che ho paura di qualcosa (non riuscire a crearmi una base economica, allontanarmi dai miei affetti e così via dicendo).

Allora cambia anche la risposta: come posso? Come posso pensare di crearmi una situazione economica soddisfacente in un altro posto? Come posso comunque restare in contatto con i miei affetti?

Attenzione, alcune paure e dubbi sono anche piuttosto leciti, il mio compito qui non è tanto trovare soluzioni quando suggerirti il modo in cui pensare.

Quello che abbiamo analizzato è solo il primo livello di pensiero ma, se scavi, ce ne sono altri, che ne contengono altri, che ne contengono altri.

Quando fermi un pensiero e inizi a entrarci dentro spesso scopri cose molto interessanti.

Questo è l’inizio della libertà. 

DOMANDA 2 – I tuoi bisogni sono davvero tuoi?

Come è possibile percepire la differenza tra un bisogno vicino alla propria reale aspirazione profonda e i forti modelli sociali che ci hanno programmato? Connie

Ciao Connie, c’è qualcosa che ti emoziona particolarmente? Qualcosa che ti fa vibrare? Per alcuni è l’arte, la musica, per altri sono particolari situazioni. 

In quei casi se provi a fermarti, cosa senti? 

Qualsiasi cosa senti, sei d’accordo con me che viene da dentro? In modo naturale e spontaneo?

Non devi pensarci, non devi rifletterci, non è ben razionalizzabile, spiegabile. 

Io la chiamo “quella cosa là”. 

Ecco, individua questa modalità che sorge spontanea in te quando vedi, fai o vivi cose che ti ispirano particolarmente e, poi, davanti a ogni bisogno che presumi di avere, senti se quella sensazione viene da fuori o da dentro.

Se viene da fuori ha origine nelle programmazioni.

Se viene da dentro è la voce della tua anima. 

DOMANDA 3 – Come individuare l’amore?

Perché se donare e ricevere amore con il cuore è fonte di gioia ancora a 77 anni alcune volte non ci riesco? Cosa me lo impedisce? Grazie, Luisa

Carissima Luisa, viviamo all’interno di una sostanza intelligente.

Ogni cosa, fuori di noi e dentro di noi, è dotata di questa intelligenza. 

Il fisico Federico Faggin, che è stato l’inventore dei microprocessori e che ho avuto l’onore di intervistare nel numero di Dicembre 2020 di “Heisenberg”, ebbe un’esperienza che definisce di illuminazione, in cui vide perfettamente come siamo immersi in qualcosa che ha un solo nome: amore.

Ed è amore anche quello che a volte non riusciamo a vedere come tale.

Ti faccio un esempio: prendi una bambina che va dal suo papà, gli dice quanto lo ama e il papà risponde distrattamente, la bimba ci resta male. Lo fa ancora una volta e ottiene più o meno lo stesso tipo di risposta.

Questa dinamica si ripete un po’ di volte fino a quando l’inconscio della bambina, magari diventata adolescente, inizia a mettere una protezione: siccome esternare i propri sentimenti provoca dolore, evito di provare questi sentimenti. 

Ecco qui, che in questo caso, quella ragazza inizia a perdere il contatto con i propri sentimenti, la relazione profonda con se stessa.

Si chiude, diventa tutto ovattato, non riesce più a “sentirsi”. Anche questo provoca dolore, ma molto meno del rifiuto, dell’abbandono e di sensazioni simili. 

Questo è solo uno dei casi e delle modalità in cui queste protezioni possono essere installate e, nella tua vita, ci sarà stato qualche evento, qualche dinamica che ha fatto in modo che si installassero dentro di te.

Ricordati una cosa importante: è una forma di amore. 

Ti suggerisco questo: inizia a sensibilizzarti.

Ho raccontato un episodio nel mio ultimo libro “I 9 Principi Quantici” in cui, insieme a una cara amica, eravamo in spiaggia e lei, osservando le conchiglie, iniziò a vederne ogni sfumatura. Non faceva altro che dire: che bella questa conchiglia, guarda che colore, guarda qui che forma.

A un certo punto mi ritrovai a guardare una di quelle conchiglie e dentro di me pensai: ma è possibile che siano così belle e io non me n’ero mai accorto?

Ecco, inizia a farlo, con qualsiasi cosa ti venga in mente. Inizia a osservare tutto il bello che c’è, semplicemente perché c’è.

Questo ti aiuterà a rientrare in contatto con le tue emozioni e, di conseguenza, sbloccherà tutto il resto. 

Ti mando un abbraccio, dal mio cuore al tuo, con amore. 

DOMANDA 4 – Sai riconoscere i tuoi cambiamenti?

Nonostante io sia un Deva di 3° Livello e sto affrontando il Viaggio dell’Anima… io dentro mi sento insoddisfatta come se mi mancasse qualcosa. Quella sensazione nonostante i percorsi, nonostante ti seguo sempre, nonostante tutto è ancora lì… nonostante le ingegnerie del tempo… nonostante tutto mi urla nel cuore. Filomena

Ciao Filomena, quello che dici è assolutamente comprensibile.

Inizio a risponderti con una domanda: insoddisfatta rispetto a cosa? 

Milton Erickson, che è stato uno dei più grandi psicoterapeuti degli ultimi 100 anni, racconta la storia di una paziente che aveva il problema di svegliarsi di notte molto spesso e dover prendere delle pasticche per riaddormentarsi.

Iniziarono a lavorare e al successivo appuntamento Erickson chiese come andasse: niente di che, rispose la paziente, mi sveglio un po’ di meno ma in sostanza è tutto uguale a prima.

Continuarono a lavorare e al successivo appuntamento Erickson chiese nuovamente come andasse: niente di che, rispose ancora la paziente, mi sveglio ancora almeno 3 volte e devo comunque prendere le pasticche.

Ogni volta lavoravano su qualche aspetto e ogni volta la paziente riferiva gli stessi risultati: niente di che, diceva… ma quel “niente di che” significava che aveva iniziato a svegliarsi sempre meno spesso, poi a prendere le pasticche una volta sì e una no, poi a svegliarsi solo una volta e così via dicendo… ma per lei era sempre “niente di che”. 

Abbiamo sempre la sensazione di dover ancora arrivare da qualche parte, che ci manchi qualcosa.

Non c’è nessun posto in cui arrivare, Filomena.

Il posto in cui devi arrivare l’hai già raggiunto, in questo preciso momento.

Nessuno è avanti e nessuno è indietro rispetto a qualcosa, ognuno è precisamente dove deve essere nel momento giusto in cui deve essere lì. 

Se da una parte comprendo quello che dici, dall’altra vorrei condurti a esplorare un’altra visione: come sei rispetto a quando hai iniziato il percorso Deva XP?

Sono sicuro che, se ti avessi qui davanti, faresti un sorriso, di quelli belli. 

Ecco, prendi quel sorriso come riferimento.

La differenza non la fa il “dove vogliamo arrivare” o “dove non vogliamo stare”, ma il “chi siamo rispetto a chi eravamo”.

Come sei rispetto a qualche mese fa? Come sei rispetto a qualche settimana fa? Come sei rispetto a ieri?

Questo è il riferimento. Non solo è l’unico reale, ma ha anche la capacità di alimentare l’energia necessaria per il prossimo gradino evolutivo. 

Abbiamo questa innata capacità di concentrarci su ciò che manca, sempre, piuttosto che su ciò che c’è. Prendi questo come riferimento: come sei rispetto a… questo è ciò che c’è e, sono certo, sei ben consapevole che è “tante cose”. 

Questo segna la direzione, che è la cosa più importante. 

Per arrivare all’altro capo del mondo per moltissimo tempo non vedi nessuna terra, nessun riferimento, sei in mezzo al mare, l’unico riferimento che hai è la direzione.

Nota la direzione. 

E, infine, cos’è l’altro capo del mondo? Esiste veramente?

Il Premio Nobel per la letteratura T. S. Eliot ha scritto: “Non smetteremo mai di esplorare. E alla fine di tutto il nostro andare, ritorneremo al punto di partenza per conoscerlo per la prima volta”

Questo è il vero senso del viaggio.

Da cuore a cuore. 

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