Come fare quando le persone che ti circondano non ti supportano, ma anzi ti ostacolano o addirittura ti deridono? Grazie. Danilo
Ciao Danilo!
Innanzitutto mi preme dirti che ti capisco benissimo e farti sentire la mia solidarietà: quando ho iniziato io, più di 15 anni fa, ti assicuro che ero molto solo nella mia evoluzione personale. Ora ho la fortuna di aver trasmesso il mio messaggio a tantissime persone e non sono più solo, tutt’altro (e se sei un lettore di “Heisenberg” puoi ben vedere dai contributi di chi partecipa alla rivista che non lo sei nemmeno tu!).
Ti do il consiglio che ho dato a me stesso tanto tempo fa e che mi ha permesso di arrivare dove sono ora: lascia andare. Gli altri sono al di fuori del tuo controllo. Nel bene e nel male. Questa consapevolezza ti darà nuova vita. L’unica cosa su cui hai controllo e sulla quale puoi lavorare è la TUA realtà, non quella degli altri. Nemmeno quella delle persone a te più vicine. Infatti, quando mi chiedono se sia possibile creare un Mantra per un’altra persona, rispondo sempre che non è possibile: il Mantra riprogramma la persona che lo utilizza, è uno strumento scientifico per raggiungere gli obiettivi, non una formula magica per far avverare i desideri. Bisogna lavorare sulla propria realtà, è lì che accadono le cose.
Ma questo non significa essere isolati, anzi… sei molto più isolato quando ti metti i paraocchi e pretendi dagli altri qualcosa che non possono darti: il coraggio di essere te stesso. Quello è dentro di te e se lo lasci uscire, se lo accogli e lo “abbracci”, allora sarai in grado di accogliere e “abbracciare” anche le persone intorno a te, esattamente per quello che sono, niente di più e niente di meno. Io sono dalla tua parte, forza!
Caro Italo, come faccio a capire se ho elaborato o no un evento che mi è capitato? Cioè non capisco se ho ancora delle programmazioni da superare… Un abbraccio Rachele
Cara Rachele, grazie della tua domanda.
La prima cosa che devi sapere è che il concetto astratto “avere delle programmazioni da superare” si traduce concretamente in “non riuscire ad espanderti come vorresti in un determinato ambito”. Quindi devi chiederti se ci sono una o più parti della tua vita dove non ti “avventuri”, dove non ti esponi… insomma che non “tocchi” volentieri.
Se queste parti delicate ci sono, se riesci a riconoscere una o più note dolenti e stonate nella tua esistenza, allora sì: hai ancora delle programmazioni da superare.
Se invece ti senti a tuo agio, rilassata ed entusiasta di spingerti in ogni direzione, se davanti a te ci sono innumerevoli strade tutte in discesa, allora no: al momento non ci sono catene che imbrigliano il tuo potenziale.
Elaborare un evento vuol dire attraversarlo, sentirlo a pieno, digerirlo e superarlo. Un evento non elaborato d’altra parte continua a fare male in qualche modo, magari non è una ferita aperta che duole costantemente, ma è senza dubbio un livido: basta toccarlo per risvegliarlo, e richiamare il dolore provato al momento della caduta. Quindi la mia indicazione è la seguente: concediti un momento da passare in ascolto di te stessa.
Concediti di ascoltarti senza giudizio e senza aspettativa verso di te. Abbandona l’immagine di “come dovresti essere” e lascia comparire la meraviglia di quello che effettivamente sei. A quale descrizione corrisponde questa persona? Davanti a sé ha campi sterminati, o cancelli apparentemente invalicabili? La risposta ti indicherà la direzione. Un abbraccio!
Buongiorno, ho una domanda per Italo Pentimalli. Che fine fanno i vecchi programmi? Rimangono nascosti in qualche angolo remoto del cervello o peggio registrati sulla nostra anima? In tal caso possono, in futuro, di nuovo riemergere e riprendere il sopravvento su quelli nuovi? Grazie. Cristina
Ciao Cristina!
E grazie a te per la bellissima domanda che mi dà l’occasione di affrontare un discorso che mi sta molto a cuore.
Che fine fanno i vecchi programmi? Una volta sciolto un nodo, superato un blocco, che fine fa il programma depotenziante che l’aveva generato? Sparisce nel nulla? Rimane lì in agguato pronto a farci soffrire di nuovo?
La risposta è: nessuna delle due. Il programma depotenziante non svanisce come per magia, ma nemmeno rimane appostato in attesa di tenderci un’imboscata. Il programma depotenziante è come un normale programma di un computer. L’icona del programma è lì sul desktop: se tu ci clicchi sopra, il programma si attiva; se tu non ci clicchi sopra, il programma rimane spento.
Allo stesso modo, quando impari ad essere causa e non effetto delle emozioni che provi e delle cose che ti accadono, sei tu che decidi se andare a “svegliare” quel programma oppure no. Se in quel momento sarà necessario attivarlo di nuovo, lo farai. Se invece sarà bene che rimanga inattivo, allora non lo farai. Per quanto riguarda la possibilità che i programmi depotenzianti prendano in futuro il sopravvento lo escludo: durante il percorso sì, è normalissimo incontrare degli “ostacoli”, possono esserci degli “scivoloni” (nulla da cui non sia possibile rialzarsi!), ma quando un programma depotenziante viene definitivamente visto per quello che realmente è – ovvero un’icona sul desktop – allora non ha più quella forza che in passato ti ha sovrastato: ora sei tu che guidi il mouse, sei tu che hai il controllo di quale “icona” aprire, e quale lasciare spenta. Anche questo fa parte dei meravigliosi doni del Cervello Quantico: la nascita di un grandissimo potere decisionale, tutto tuo.