Perché abbiamo paura di amare?

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Come posso essere amato?

Come posso attirare a me la relazione ideale?

Dov’è la mia anima gemella?

Perché ogni volta che mi innamoro finisco per soffrire e mi ritrovo solo?

Come mai non riesco ad aprirmi e faccio sempre soffrire chi mi si avvicina?

Ho paura, paura di tutto… paura di amare e di non essere amato, paura della solitudine e paura di perdere la mia libertà, paura di non riuscire mai ad essere veramente felice.

Guardo gli altri e a volte mi sembra che loro abbiano tutto e io invece niente… riesci ad immaginarti l’inferno? Dante lo aveva descritto con i gironi, i custodi, le anime che soffrivano appunto le famose “pene dell’inferno”.

Ecco, io penso che l’inferno sia quello che ho descritto sopra: un inferno quotidiano fatto di domande destinate a restare senza risposta.

Perché non esiste mai una risposta ad una domanda che nasce da un punto di osservazione errato.

È come piantare un albero a partire da un seme malato: i suoi frutti non potranno mai sfamarti e farti sentire soddisfatto. Ogni volta che mangerai un frutto di quell’albero ti sentirai male, sarà come veleno per te.

Eppure continuiamo per anni a mangiare quei frutti.

Ogni tanto stiamo così male che per un po’ decidiamo di digiunare: stiamo lontani dalle relazioni per un tempo variabile, a volte solo pochi mesi, a volte anni.

Il che non è sbagliato di per sé, ma ciò che non ci aiuta è come utilizziamo quel tempo, che pensieri facciamo, di cosa ci convinciamo quando siamo con noi stessi.

Se passiamo quel tempo a “evitare” il nocciolo della questione o se facendo un bel respiro ci armiamo di coraggio e partiamo per il “viaggio dell’eroe” e andiamo a vederle quelle paure, andiamo a stanarle e a scioglierle con l’energia del nostro amore.

paura di amare - Blog Rivista Heisenberg

Mi “mancava un pezzo”?

Una delle prime fonti a cui attingiamo quando siamo in difficoltà sono i nostri amici, quello che viene chiamato il nostro “gruppo dei pari”, e cioè persone che sono più o meno in accordo con le nostre idee, i nostri valori e anche i nostri risultati.

Prova a pensarci: le coppie spesso frequentano altre coppie, i single altri single… ci si avvicina per valori religiosi, per stato sociale e così via.

Quando mia figlia andava all’asilo io mi ero già separata da suo papà.

Lei frequentava un asilo Montessoriano, un ambiente in linea con quelle che erano le mie convinzioni in tema di educazione e rispetto dei bambini.

Purtroppo non ero considerata molto in linea con le altre mamme, che erano praticamente tutte in coppia, e alle cene o ad altri eventi non invitavano volentieri una ragazza single di poco più di 30 anni.

Per loro ero considerata “diversa” e quindi non allineata, forse anche un po’ “pericolosa”, chissà.

Non era qualcosa contro di me. Spesso ci sentiamo esclusi personalmente quando in un contesto sociale non veniamo inclusi al pari degli altri.

Ma di frequente il punto per cui veniamo tenuti fuori da un gruppo di pari non siamo noi in quanto persone, ma ciò che rappresentiamo e le differenze che abbiamo rispetto al nucleo centrale di questo gruppo.

Prese singolarmente queste mamme erano in grado di rapportarsi a me con tranquillità e amicizia, ma messe in gruppo con i rispettivi mariti cambiavano e mi escludevano.

Credo di aver iniziato qui a pensare che mi “mancava un pezzo”.

Abbiamo paura della solitudine

Si sente spesso parlare di “illusione della separazione” e che noi siamo tutti UNO, Italo lo ha spiegato spesso nei suoi eventi LIVE: la nostra sensazione di separazione arriva da molto lontano, da quando gli animali hanno avuto l’esigenza fondamentale per la prosecuzione della specie, di percepire la differenza fra loro e gli altri.

Altrimenti nessuna preda sarebbe scappata di fronte alla belva feroce, non ti pare? Sarebbero stati lì fermi a farsi sbranare senza percepire che c’era separazione fra loro e chi li stava per divorare.

Ebbene, questa particolare caratteristica percettiva è alla base della nostra attuale e tanto odiata “sensazione di separazione”. Di tutti i nostri “sono solo”, “nessuno mi capisce”, “nessuno mi ama” etc etc etc.

Tornando a ciò che ti stavo raccontando, il mio “mi manca un pezzo”… ecco… sì… io avevo me stessa, avevo mia figlia, ma quando mi rapportavo al mondo esterno mi mancava un pezzo, una gamba, un compagno o un marito.

Ed ecco che ho iniziato a cercarlo.

E indovina cosa è successo? Che più lo cercavo e meno lo trovavo!

Il motivo è che i presupposti non erano quelli giusti. Non ero una persona che stava già bene e si sentiva completa che si rapportava con un’altra persona per il puro piacere di stare insieme come dovrebbe essere in ogni relazione felice.

No, c’era una bambina spaventata che si sentiva sola che cercava qualcuno che la facesse sentire amata e protetta.

Era quella che viene chiamata una situazione di “bisogno”. Avevo paura di restare sola, paura della solitudine e bisogno di qualcuno che non mi facesse sentire quella paura.

Niente di strano, una paura comune, che abbiamo praticamente tutti, è vero.

Ma è vero anche che non tutti abbiamo paura nello stesso modo o allo stesso livello.

Da cosa dipende?

Beh, come forse sai già, dipende moltissimo da come sei stato cresciuto in famiglia.

Dal tipo di genitori che hai avuto e da quanto sono stati in grado di comprendere la tua sensibilità e di rispettarla dandoti coraggio e sostegno e protezione quando ne avevi bisogno.

Purtroppo la maggior parte dei bambini che nascono in occidente vivono in famiglie che hanno già in sé relazioni alienanti e disfunzionali, famiglie in cui i genitori si comportano a loro volta come bambini e un bambino non sarà mai in grado di crescere un altro bambino.

Solo un adulto può farlo.

Insisto molto sulla questione adulti-bambini. Sì, perché lì c’è una chiave importante per capire come funzionano davvero le relazioni.

E se capite questa cosa, avete capito più o meno il meccanismo di tre quarti delle vostre reazioni e di quelle degli altri.

Mica male, vero?

Sarebbe o no una meraviglia passare dal sentirsi sempre in uno spazio di agitazione, di non pace, ad uno di centratura, di libertà mentale, nel senso che la mente diventa libera dagli incessanti pensieri negativi legati alla relazione:

Quando non c’è si passa il tempo a desiderare che ci sia e quando c’è si passa il tempo ad aver paura di perderla o a criticarla cercando di liberarsene.

Questa non è vita, è una tortura, torniamo all’idea dell’inferno sulla terra.

volontà, libertà, amore - Blog Rivista Heisenberg

Volontà, libertà, amore…

Ma come uscire da questo inferno?

Ebbene, magari ci fosse la ricetta che ti dà la soluzione perfetta.

Non è così e sarebbe una bugia cercare di rifilarti soluzioni-espresse per trovare pace e beatitudine.

Tornare a sé è un percorso, un viaggio.

Ma è anche vero che questo viaggio ha un inizio, e che questo inizio è situato in un punto preciso e che questo punto preciso si trova esattamente al centro del tuo essere.

È quel punto che quando lo raggiungi ti fa realizzare che non sei disposto a sacrificare un secondo in più della tua esistenza a causa delle tue ferite originali.

Che non hai più intenzione di dare la responsabilità di ciò che ti accade a nessun altro che non sia te stesso e che a partire da questa assunzione di responsabilità totale deriverà anche tutta la tua forza e il tuo infinito coraggio.

Con la stessa determinazione che un bambino mette nell’imparare a camminare muoverai i tuoi primi passi, dapprima incerti.

Cadrai, piangerai e ti rialzerai per poi provarci nuovamente.

E a poco a poco farai progressi, le tue nuove gambe cominceranno a portarti in luoghi in cui non avevi mai osato avventurarti e scoprirai che sono così belli e sacri da commuoverti alla loro vista.

In questi luoghi incontrerai persone che come te sono nel tuo stesso viaggio, che come te hanno scelto di essere onesti e coraggiosi e saranno i tuoi nuovi amici, i tuoi nuovi compagni di vita.

Non sarai sempre felice, ma anche quando ti sentirai triste saprai che quella sensazione non sei tu, ma è solo una nuvola che sta attraversando il cielo, e che prima o poi se ne andrà.

Ma tu, che sei il cielo, rimarrai, e ti potrai ritrovare, sempre e per sempre lì.

E ancora nel tuo viaggio troverai nuovi maestri, e lascerai quelli vecchi con gratitudine per averti accompagnato in un pezzo di strada, siano essi persone o libri o luoghi che ti hanno scaldato l’anima quando sentivi freddo.

La vita diviene allora una serie di momenti che si rivelano di fronte a te e che spesso ti sorprendono per la perfezione di cui sono fatti.

Tutto avviene per una ragione, lo avevi sempre sentito dire ma ora lo senti perché ti sta capitando davvero.

E la tua volontà, in questo spazio così silente, riesce a far udire la propria voce.

Come le tue gambe anche lei all’inizio è esitante, fai quasi fatica a sentirla, è un bisbiglio.

Non ti hanno insegnato ad ascoltare la tua voce, ciò che vuoi.

Hai ascoltato tutti: genitori, insegnanti, amici, amanti, mogli, mariti, figli… ma non hai mai ascoltato te stesso.

E ora accade.

All’inizio quasi non ci credi ma poi ti accorgi che la tua volontà esiste e che non servono forza o rabbia per attuarla, ma solamente ascolto.

E insieme alla volontà arriva un’altra compagna di viaggio molto gradita che si chiama libertà: la libertà di essere chi sei senza che questo sia un problema per qualcuno.

E con la volontà e la libertà, ecco che nella tua vita arriva un profumo meraviglioso: entra nelle stanze e si sparge per tutta la casa.

È l’amore.

È sempre stato lì ma non potevi saperlo, lo cercavi ovunque senza trovarlo e invece ora è lui che trova te.

Volontà, libertà, amore.

Tu.

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