Riprendersi da una delusione deve per forza essere un processo doloroso?
Quando ti senti deluso, è facile chiuderti in te stesso e lasciarti sommergere dalla tristezza. Ma a volte, una semplice storia può toccarti il cuore e spingerti a guardare oltre il dolore.
È il caso del film Henry Poole – Lassù qualcuno ti ama. La narrazione del film è una potente metafora per il processo di guarigione interiore e per ritrovare se stessi.
Ritrovare se stessi grazie alla catarsi nel cinema
Henry inizia il film con un cuore pesante, schiacciato dalla diagnosi di una malattia terminale.
La sua delusione è palpabile, si aspetta di vivere i suoi ultimi giorni in amaro isolamento, per questo acquista una casa prefabbricata in un sobborgo di Los Angeles, ma la comunità intorno a lui interviene in modi inaspettati.
La sua solitudine è interrotta dall’invasiva vicina di casa Esperanza, la quale insiste che una macchia d’acqua sul muro laterale della sua casa sia un’immagine di Gesù.
L’esistenza pacifica di Henry viene frantumata a mano a mano da tutta una serie di personaggi che vedono qualcosa di miracoloso nella sua nuova casa, e che metaforicamente rappresentano il tocco umano che spesso si ignora o si rifiuta quando si è alla ricerca di un modo di riprendersi da una delusione.
Henry, inizialmente scettico e disinteressato, viene gradualmente coinvolto nella fede della comunità, vivendo una trasformazione a sua volta.
Spesso quando ti senti deluso dalla vita ignori i segnali e fai di tutto per confermare il tuo dolore. Ma in questo film c’è una scena chiave tra Henry e la commessa di un supermercato di nome Patience che cattura l’essenza del viaggio dalla delusione alla rinascita.
Il dialogo si svolge in un momento di svolta per entrambi i personaggi, in particolare per Henry. Patience, che ha recuperato la vista in modo inspiegabile dopo aver toccato l’immagine ritenuta miracolosa sulla casa di Henry, rappresenta il potere della fede non ancora comprese dalla scienza.
Il loro scambio di battute rivela due modi di vedere il mondo: uno ancorato strettamente al razionale e l’altro aperto all’inesplorato.
Riprendersi da una delusione cambiando punto di vista
Quando Henry sfida la guarigione di Patience citando la necessità di validazione scientifica, lei risponde con un riferimento a Noam Chomsky, sottolineando come ci siano fenomeni che sfuggono alla piena comprensione razionale.
La scena ci ricorda che, talvolta, il miglior modo per riprendersi da una delusione risiede nella capacità di scegliere in cosa credere, soprattutto quando ci troviamo di fronte all’inspiegabile.
Se segui Italo da un po’ di tempo sai benissimo come scegliere di credere “nel meglio” non solo può portare guarigione e speranza, ma può anche ispirarti a vivere una vita più piena e significativa, riconoscendo che, anche nei momenti di grande scetticismo, esiste la possibilità di meraviglia e miracolo.
Nel film Patience dice a un deluso Henry: “Quando sorgono domande per le quali non c’è una risposta razionale, la scienza umana si sente persa […]. Basta accettare che la ragione ha un limite. A volte si crede a qualcosa solo perché lo scegliamo noi. Io scelgo di credere”.
Questo dialogo è cruciale per comprendere il messaggio del film: ritrovare se stessi non avviene attraverso risposte chiare e definitive, ma attraverso l’accettazione che esistono realtà al di là di quelle che possiamo comprovare.
Questa accettazione porta Henry a una trasformazione personale, dandogli la possibilità di ritrovare se stesso, aprendolo a una nuova realtà ricca di possibilità e speranza.
Anche in Parla con lei di Almodovar abbiamo un esempio illuminante di quanto possa essere potente mantenersi aperti alle infinite possibilità per riprendersi da una delusione.
Nel film Benigno si prende cura di Alicia, studentessa in coma da anni. In quanto “professionista dell’aiuto” è consapevole del fatto che avere delle aspettative positive può stimolare il risveglio.
Benigno, parla con Alice come se fosse sveglia, e mentre lo fa confida a una sua collega: (…) non voglio che noti nessuna differenza quando si sveglierà.
La collega con amaro scetticismo risponde: “Dopo 4 anni in coma sarebbe un miracolo, Benigno”, e lui: “Io ci credo nei miracoli, e anche tu dovresti crederci”.
Quando la collega replicherà con un incredulo “perché io?” Benigno risponderà con un monito che vale tutto il film e che faremmo bene a fare nostro: “Perché ne hai un gran bisogno. Magari te ne capita uno e, siccome non ci credi, non te ne accorgi neanche”.
In un mondo dove la delusione può sembrare un ostacolo invalicabile per ritrovare se stessi, Henry, Patience, Benigno e tanti altri personaggi di film ci ricordano che “credere” può trasformare la nostra vita portandoci a scoprire che riprendersi da una delusione è sempre possibile.