Come parli della tua relazione? Che linguaggio d’amore usi per descriverla?
Cosa si nasconde dietro al linguaggio che usi quando parli del tuo partner o della tua relazione?
Sono parole d’amore o dietro si cela la paura delle perdita?
E perché abbiamo così bisogno di descrivere quello che proviamo?
Anche il linguaggio e l’uso che facciamo delle parole ci possono raccontare molto di una relazione, sia della nostra che di quella degli altri.
Come parli della tua relazione?
Mi capita spesso di riuscire a capire se una relazione fra due persone è più o meno tossica ascoltando uno dei due partner parlare dell’altro.
A volte addirittura solamente guardandone il profilo social e l’uso mediatico più o meno elevato che viene fatto della relazione.
Infatti anche qui possiamo capire abbastanza velocemente alcuni aspetti fondamentali: a che punto si trova la relazione, chi dei due si trova nella posizione del dipendente, quanto c’è di vero nel racconto mediatico che ne viene fatto.
Eh sì perché da un po’ di tempo sembrano esistere due relazioni che corrono parallele:
- quella social, in cui tutto va sempre a meraviglia, ci si guarda con gli occhi che brillano d’amore eterno, si è sempre in vacanza e si fanno esperienze meravigliose con il proprio partner;
- quella vera, in cui le cose spesso non stanno proprio così. Dietro alla foto c’è una discussione accesa, dietro agli occhi che brillano ci sono momenti di lacrime amare, e per arrivare alle destinazioni da sogno spesso ci sono viaggi interi passati a litigare e a tenersi il muso.
Ma allora perché fingere?
Perché abbiamo tutti così bisogno di continuare ad alimentare questo “dream”, questo sogno d’amore perfetto anche se in realtà non esiste?
È capitato anche a me di farlo: proprio nei giorni in cui la mia relazione stava naufragando e io soffrivo come un cane, pubblicavo sui social una foto di me e lui che ci baciavamo coronati da una luce soffusa e sotto una marea di commenti del tipo “siete bellissimi”, “voi siete l’amore”, “beati voi”.
Una settimana dopo lui se ne andava di casa.
E io avevo finito di postare foto di baci.
Da allora ho iniziato a notare che più le persone sbandieravano le loro storie d’amore perfette, più queste storie erano fragili e rischiavano di andare in pezzi da un momento all’altro. Più si usavano paroloni per descriverle, più mi davano l’impressione di aver poca sostanza.
Mentre al contrario chi aveva relazioni vere, forti, basate su unioni profonde e complici, non aveva tutto questo bisogno di mostrarle ogni momento, ma anzi le custodiva con cura, le proteggeva quasi, e trapelavano sui profili non perché esposte, ma perché parte integrante di una vita intera, completa.
E allora ho compreso che esiste un’energia che accompagna la relazione anche nel modo in cui viene comunicata all’esterno, nel linguaggio d’amore utilizzato.
Se quell’energia è bassa, cioè è carica di paura o di insicurezza, si cercherà di caricarla di immagini e parole che la portino ad un livello superiore: “Insieme per sempre”, “noi due contro tutto”, “l’amore della mia vita” e così via, una serie di affermazioni sempre più impegnative che in realtà molto spesso nascondono ben altri problemi.
Paura di sentirsi soli
Ma allora mi chiedo: perché non diciamo la verità?
Di cosa abbiamo paura?
Che cosa non vogliamo vedere o dire a noi stessi e agli altri?
La prima cosa che non ci piace pensare o dire è che siamo soli.
Questa cosa di solito non piace a nessuno. Per qualche strano motivo nel nostro linguaggio la parola “solo” ha un’accezione negativa.
Se andiamo a vedere il significato della parola solo sul dizionario, la prima definizione che troviamo è: “escluso da ogni rapporto di presenza o di vicinanza di altri”.
E ci credo che poi uno non vuole essere o sentirsi solo!
Detto così è qualcosa di terrorizzante!
Pensa a come sarebbe diverso se la descrizione della parola solo fosse “in profonda connessione con se stesso e con tutto ciò che lo circonda”.
Fa tutto un altro effetto non credi anche tu?
Eppure solo un ristretto gruppo di persone riescono a pensare allo stare da soli come a un privilegio che nella vita capita raramente.
Osho diceva: “Se nemmeno tu riesci a stare bene con te stesso, perché ti aspetti che lo facciano gli altri?”.
Era una provocazione ovviamente, ma aveva ragione.
Se noi per primi non stiamo volentieri da soli con noi stessi, perché gli altri dovrebbero farlo?
Hai mai provato ad andare al cinema da solo o ad un concerto o anche solo a mangiare fuori la sera? Ti sei mai messo in quella posizione di stare con te stesso a fare qualcosa che normalmente le persone fanno in coppia o in compagnia?
Credimi, è qualcosa che ti porta fuori dalla tua zona di comfort, e questo fa riflettere.
Se facciamo fatica ad andare una sera al ristorante da soli, questo già spiega perché abbiamo così paura di rimanere senza un partner o paura di perdere l’amato, e perché quando le nostre relazioni non vanno sembriamo anche vergognarci un po’ di dire ai nostri “amici” sui social che non va tutto poi così a gonfie vele.
A pensarci meglio non è poi tanto diverso da ciò che accadeva una volta nella piazza del paese: si usciva a braccetto del marito, si sorrideva a tutti e poi tornati a casa volavano i piatti.
Però dai, sono passati oltre 50 anni da quando si usava così, tutto il mondo si è evoluto, è cresciuto, ha imparato. Ma nella relazione siamo ancora allo stesso punto? Non ci voglio credere, eppure…
Se vuoi uscire da questo tunnel infinito di relazioni che fanno soffrire, il coraggio di fare un cambiamento lo devi trovare dentro di te.
È tutto lì, devi solo aprire gli occhi, guardare la realtà in cui stai vivendo con coraggio e dire a te stesso che non sei più disposto a pagare nessun prezzo in cambio della tua libertà di vivere con gioia e amore.
Quella scelta, quel momento, determinano tutti quelli a venire.
Sarà dura? Certo che sì, te lo garantisco.
E più sarai onesto con te stesso, più andrai in profondità, più male farà. Ma farà anche maggiormente bene quando sarai riemerso.
Sarà difficile? Signorsì, lo sarà.
Ma se lo starai facendo nel modo giusto non ti verrà mai voglia di tornare indietro, anche perché la strada del cambiamento va in una sola direzione: avanti tutta!
Sarà meraviglioso? Oh sì, che lo sarà.
Sarà la cosa più meravigliosa che tu abbia mai fatto. Sarà gioia pura, l’incontro perfetto con l’altra metà di te stesso che non avevi più contattato. Sarà l’unione sublime, sarà l’essere finalmente “Uno” che hai tanto agognato. Sarà l’annullamento della solitudine e la nascita dell’essere meravigliosamente soli ma in aperta connessione con gli altri esseri e da quel punto, e solo da quel punto, sarà possibile aprirsi all’incontro con l’altro.
Eternamente mio, eternamente uno, eternamente vostri.
Ti vuoi davvero perdere tutto questo per accontentarti di una foto su Facebook dove sorridete dopo aver litigato per chi doveva portare l’asciugamano per andare al mare?
La risposta la lascio a te che stai leggendo.
Ma io la so già, perché è la stessa che mi sono data io qualche anno fa.
Quando una relazione è davvero libera?
Osserva le parole che utilizzi per descrivere la tua relazione d’amore.
Osserva te stesso mentre le pronunci o le scrivi e se possibile cerca di percepire anche che emozioni ti provocano nel corpo.
Come ti senti quando dici “Mio per sempre” o “Non ci lasceremo mai” o “Ti amo da impazzire”?
Dietro a queste parole esiste forse la paura di perdere l’oggetto del tuo amore?
Certamente se così fosse avresti ragione, infatti gli “oggetti” si perdono molto facilmente. Può capitare di distrarsi, di appoggiarli da qualche parte e non ricordarsi dove, di romperli a volte.
Per evitare che accada questo bisognerebbe essere sempre in attenzione, sempre in controllo, sempre con le antenne alzate.
E poi comunque inevitabilmente potrebbe capitare ugualmente qualcosa al di fuori di questo controllo, chessò, un terremoto!
Capisci la metafora, vero?
Non puoi passare la vita ad aver paura di perdere ciò che credi di avere.
Perché in realtà torniamo sempre lì: nessuno possiede nessuno.
E finché questo meraviglioso concetto non viene compreso nel profondo non esiste amore, perché non esiste libertà. E se non esiste libertà, e quindi non esiste l’amore, allora ecco che la paura si accomoda in poltrona, proprio vicino a te.
La paura è l’opposto dell’amore.
Ricordalo sempre.
Quando ami non hai paura di perdere l’amato, proprio perché desideri che sia libero, che voli alto, che sia sempre felice.
E chi non è libero può forse essere felice? Tu saresti felice se ti venisse privata la libertà?
Forse inizialmente potresti scambiare l’assenza di libertà per amore, una sorta di prigione dorata: “Lui tiene così tanto a me che vuole che sia solo sua”.
Una delle frasi più lontane dall’amore che si possano sentire. Eppure capita così spesso, troppo spesso.
Ma anche chi non arriva fino al limite di perdere totalmente la propria libertà, accetta comunque il compromesso di perderne una parte, perché culturalmente è qualcosa di accettato da tutti, come un “accessorio” della relazione senza il quale non ha senso relazionarsi.
Non sto dicendo che sia auspicabile avere relazioni multiple, al contrario.
Sto dicendo che solo da una relazione che ti lascia libero di scegliere, puoi scegliere di restare.
E solo da quel punto la relazione si può definire libera e quindi permettere all’amore di manifestarsi.
Chi vive una relazione di questo genere non ha nemmeno bisogno delle parole per descriverla, la vive e basta.
È nel momento presente, nel qui e ora. Senza bisogno di scappare nel passato o nel futuro.
E questo fa tutta la differenza del mondo.