Imparare ad amare per non ripetere gli errori del passato

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Imparare ad amare è possibile, ma per farlo è necessario recidere la radice dell’ignoranza che ti porta a ripercorrere gli stessi sentieri e a commettere gli stessi errori.

E come è accaduto agli animali preistorici, siamo destinati anche noi all’estinzione a meno di non decidere di evolvere e attuare un vero cambiamento.

Evoluzione è davvero la parola chiave quando si sceglie di voler attuare un cambiamento all’interno di se stessi o delle proprie relazioni, che poi è la stessa cosa.

Eh sì, perché cambiare non significa per forza migliorare. 

Si può anche cambiare in peggio, o lateralmente, ad esempio cambiando il proprio partner mantenendo sostanzialmente invariata la qualità della relazione, sostituendo un attore con un altro che assomiglia a quello precedente nel film della nostra vita, ma senza fondamentalmente modificare la trama o il finale del nostro film.

Invece quando evolviamo tutto cambia in meglio o per garantirci una migliore sopravvivenza.

Secondo Charles Darwin infatti, l’evoluzione della specie avviene come risultato di caso e necessità.

Un po’ come capita a tutti noi nelle relazioni se ci pensi bene. Ma allora, cosa vuol dire imparare ad amare?

Illumina il buio dell’ignoranza per imparare ad amare

Una buona dose di casualità spesso determina un incontro: un episodio che ci avvicina o ci allontana da qualcuno, quello che si chiama un “trigger” o “evento scatenante”. 

Ma anche si evolve per necessità, e nel caso di noi esseri umani, mi spingo a dire per necessità consapevole.

E cioè quel momento esatto in cui realizzi e diventi pienamente consapevole del fatto che se non inizierai a cambiare qui e ora, rischierai di auto-estinguerti emozionalmente e di continuare a ripassare da storie ed emozioni che hai già vissuto nel tuo passato e che continueranno a farti del male se non smetterai di ripeterle.

I buddisti tibetani la chiamano “la ruota della vita” che è quell’immagine che ben rappresenta il ciclo delle esistenze o Samsara: la nascita, la vita, la morte e la rinascita, condizionati dal Karma.

Per uscire dal Samsara, e imparare ad amare te stesso e la vita, è necessario tagliare quelle che il Buddha chiama le “cause-radice” e la principale di queste cause che stanno alla radice della sofferenza è l’ignoranza, il non sapere.

Più o meno tutte le religioni orientali si sono occupate largamente del tema dell’evoluzione, identificando una grande sofferenza proprio nella ripetizione di schemi comportamentali ricorrenti e inconsci. 

Ma anche senza volersi addentrare in temi religiosi, è facile comprendere come questi schemi riescono a influire sulla nostra esistenza e a modificarne sensibilmente la qualità.

E nell’affermare che una delle cause principali della nostra infelicità sia l’ignoranza, sono molto d’accordo con i buddisti.

La mia personale esperienza si può decisamente definire come una continua ricerca di conoscenza e apprendimento al fine di recidere la radice dell’ignoranza che mi impediva di comprendere cosa mi accadesse ogni volta in cui una relazione mostrava segni di sofferenza e le persone coinvolte insieme a lei anche.

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L’importanza di amare te stesso così come sei 

Qualche settimana fa ho trovato una lettera che avevo scritto a una mia amica nel lontano 1993 e che probabilmente non le ho poi mai dato visto che è rimasta a me. 

Ebbene in questa lettera le raccontavo del mio matrimonio, mi ero sposata appena un anno prima nel 1992 e le spiegavo perché non stava funzionando e perché non eravamo felici. 

E ciò che le scrivo mi ha lasciato senza parole, perché ben 30 anni fa, quando non avevo mai sentito parlare di Italo o letto Eckhart Tolle o Krishnananda o fatto percorsi di crescita spirituale e personale, io dicevo testualmente che il nostro matrimonio era destinato a fallire perché non si basava sul vero amore ma sul “bisogno che entrambi avevamo l’uno dell’altro”. 

Ripensando oggi a quel periodo vedo chiaramente come allora non avessi idea di cosa vuol dire imparare ad amare. 

Usavo proprio la parola bisogno, quella parola che poi vent’anni dopo, al cospetto del mio maestro, avrebbe assunto un significato centrale nel consapevolizzare a livello cosciente la differenza fra un amore vero e uno fondato sul bisogno appunto, e recidere la radice dell’ignoranza che mi provocava tanta sofferenza.

In me c’erano già la conoscenza e la verità, solo che non ne ero cosciente. 

E questo avalla, se mai ce ne fosse bisogno, la teoria della maieutica di Socrate, per cui nessuna verità può essere insegnata dall’esterno, ma possiamo essere aiutati a “partorirla”, a farla uscire da noi, visto che già risiede al nostro interno.

E il lavoro di un buon maestro è quello appunto di far affiorare in noi questa verità, in modo che possiamo riconoscerla, consapevolizzarla e uscire dall’ignoranza.

Perché ti racconto questo? Lo faccio perché tu sappia che tutto ciò di cui hai bisogno per essere in armonia con la tua persona e con l’esistenza è già dentro di te, e per vederlo, devi imparare ad amare te stesso così come sei. 

Ce l’hai per nascita, come lo abbiamo tutti, solo che con il tempo te ne dimentichi. 

Osho dice chiaramente che il processo di ingresso nello spazio di amore non significa imparare ad amare ma piuttosto a rimuovere quegli ostacoli che ci impediscono di farlo.

Prova a rifletterci con calma, che grande differenza credere di dover imparare ad amare e invece comprendere che è già tutto perfetto in te e che devi solo stabilire un contatto con tutta quella perfezione, devi imparare a credere che esiste e a vederla intorno a te.

Cosa vuol dire imparare ad amare? 

Il “ciclo della ripetizione” nelle relazioni può essere dolorosissimo. 

Il male che si prova spesso è insostenibile e a raggiera si allarga su tutte le persone coinvolte in una relazione che provoca sofferenza. Dagli amici, ai rispettivi genitori, ai propri figli. Come una nube tossica la relazione inconsapevole avvelena l’aria e tutti coloro che la respirano.

Ma allora perché le persone continuano a volersi avvelenare? Perché con tutta l’abbondanza che esiste nel mondo, davanti ai nostri occhi, continuiamo a vedere solo la scarsità, a provare una solitudine talmente profonda da alimentare relazioni di una tristezza infinita, che ci danno solo le briciole di un pasto già consumato da altri?

“Perché in amore ci comportiamo da mendicanti invece che agire come imperatori?”

Comincia a farti questa domanda quando ti accorgi di essere diventato tu stesso un mendicante e di aver dato all’esterno la responsabilità della tua felicità.

Pensa che se vuoi evolverti è tuo preciso dovere imparare ciò che non sai e alimentare la tua parte sana e amorevole.

Non è certo colpa tua se sei cresciuto in un mondo in cui incredibilmente si dà per scontato che le persone sappiano come relazionarsi a prescindere. Un mondo in cui l’aspettativa che abbiamo è che un giorno ci faremo incantare da una persona speciale che come per magia guarirà tutte le nostre ferite e ci farà vivere felici per sempre. 

Ma questa aspettativa è incompleta, le manca un pezzetto, ed è un pezzo fondamentale che si impara quando si decide di iniziare a diventare consapevoli ed è che la persona speciale che devi incontrare per essere felice esiste davvero… e sei tu.

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L’incontro con te stesso 

Quello con te stesso è l’unico incontro che non puoi mancare se vuoi imparare ad amare la totalità della vita. 

Non serve cercare lontano, quello che ti renderà felice è già tutto dentro di te

Sei pieno di tesori, sei ricolmo di amore, hai così tanto da dare che non hai bisogno di andare all’esterno a chiedere agli altri di amarti.

Non ci sono altri segreti, non ci sono sentieri tortuosi, non ti serve altro che amare te stesso così come sei. In tutta la tua (im)perfezione, ecco cosa vuol dire imparare ad amare. 

Ma se tu per primo non ti senti perfetto, se tu per primo non ti ami, se usi con te stesso parole dure, se ti disprezzi quando sei debole o quando commetti un errore, allora sarà impossibile uscire dall’illusione dell’incontro che avviene all’esterno.

Ricorda: l’unico incontro che conta avviene dentro di te. Da quello dipendono tutti gli altri.

Non il contrario.

Quando Antoine de Saint-Exupery, faceva dire al Piccolo Principe che “l’essenziale è invisibile agli occhi”, intendeva proprio questo. 

Tutto ciò che davvero conta, ciò che fa crescere sano e forte l’albero, sono le radici… ciò che non si può vedere. 

Lo stesso vale per te, non importa che tu sia alto o basso, brutto o bello, non importa come appari esteriormente. 

L’incontro con te stesso e la tua capacità di amarti e portare all’esterno questo tuo spazio d’amore è ciò che renderà possibile la tua evoluzione e ti farà uscire per sempre dal “ciclo della ripetizione”.

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