Cosa serve per far funzionare una relazione?

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È una domanda che mi fanno in tanti questa: come fare a far funzionare una relazione? Come fare a essere felici?

La risposta è semplice ma non facile… Seguimi, lo vediamo insieme.

Trasformarsi in qualcuno che non siamo mai stati per tornare ad essere ciò che saremo per sempre…. L’amore è la nostra grande occasione di consapevolezza: ci mette alla prova come null’altro e lo fa solo e unicamente per il nostro bene, per la nostra evoluzione e crescita.

Siamo qui per questo.

Il dolore della separazione

Trasformarsi, cambiare, adattarsi, essere resilienti.

Quando la vita viene stravolta da un evento improvviso, spesso doloroso o comunque subìto, non voluto, essere in grado di trasformare noi stessi in una persona nuova, può fare una differenza enorme in quello che molti chiamano “il nostro destino”.

La mia trasformazione, come quella di molti altri prima e dopo di me, è passata attraverso un grandissimo dolore.

Anzi, a dire il vero più di uno.

Ma mentre alcune di queste esperienze dolorose sono state per così dire preparatorie, l’ultima mi ha davvero fatto attraversare le fiamme dell’inferno.

Gli psicologi paragonano il dolore della separazione o del divorzio, all’elaborazione di un lutto.

Ma al contrario di ciò che si pensa comunemente, ho compreso che il dolore della separazione non è per la persona che ci ha lasciato, ma per la persona che eravamo noi insieme all’altro, e che ora non possiamo più essere.

E così, vuoti dentro, vaghiamo per le stanze interne ed esterne della nostra esistenza, come bimbi sperduti, doloranti, abbandonati.

Abbiamo giocato e perso tutto a quel tavolo, e ora fatichiamo a ritrovarci, a stare nel presente e a pensare al futuro.

Lo capiamo anche noi nonostante quel dolore ci stordisca: per sopravvivere dobbiamo cambiare, operare una trasformazione, anche solo nelle piccole cose quotidiane come mangiare da soli, dormire senza l’altro accanto, vivere in una casa improvvisamente più silenziosa e affrontare il mondo esterno senza la rassicurante condizione di “coppia” o di “marito e moglie”.

Improvvisamente siamo noi, ma non siamo più gli stessi.

In questa sensazione di vuoto assoluto, in questa agorafobia dell’anima, non abbiamo più punti di riferimento se non appunto noi stessi.

Ed è allora che la nostra più grande opportunità si manifesta, se siamo pronti a coglierla, anche fosse solo con le nostre ultime forze.

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Il senso della sofferenza

Come in un processo alchemico siamo chiamati a trasformare il piombo della nostra relazione per la quale stiamo soffrendo, in oro, nell’oro della nostra nuova consapevolezza.

La verità è che pochissimi attraversano questo processo a petto nudo, senza armature o finte protezioni.

Ci vuole tanto coraggio, bisogna essere consapevoli del fatto che le ferite faranno male e che ci metteranno del tempo a guarire.

Ma che è inevitabile e che la sofferenza è parte integrante del processo di guarigione.

La maggior parte di noi non riesce a sopportare la paura e lo sconforto, e cede.

Il più delle volte entra in una ripetizione e riparte con una nuova relazione che si rivelerà praticamente identica, anzi per certi versi peggiore, della precedente.

Ma è così confortante ritrovarsi di nuovo fra le braccia di qualcuno, le sirene di Ulisse che cantano la canzone che dice che “questa volta sarà diverso, me lo sento” sono così suadenti, che quasi nessuno riesce a resistere.

E così invece di trasformarci, torniamo a ripetere, e a ripetere, e a ripetere.

Eppure sarebbe bastato così poco: un po’ più di coraggio, un po’ più di fiducia nell’esistenza, nel fatto che ciò che ci accade sta accadendo “per noi” e non “contro di noi”.

Ma non siamo abituati a questo.

Cerchiamo di controllare ogni cosa e vorremmo non soffrire mai, non lasciarci mai, non morire mai.

Non viviamo una vita inclusiva, una relazione inclusiva, ma al contrario rendiamo tutto “esclusivo”. Che invece di essere una bella parola, in realtà è orribile.

Escludere qualcuno o qualcosa, come può essere sinonimo di positività?

Le relazioni per essere felici devono diventare inclusive. Questa è la grande trasformazione, questa è la sfida.

E cosa dovrebbero includere, mi chiederai?

È semplice: dovrebbero includere tutto ciò che ora non consideriamo incluso, come la libertà, anche di cambiare idea; il fatto che non sarà per sempre e non per questo sarà meno bello o importante; la trasformazione sia di noi stessi che dell’amore che scorre fra noi; il rispetto totale delle emozioni e delle scelte dell’altro che non ha la responsabilità di renderci felici anche a discapito della sua stessa vita.

Sono discorsi che possono sembrare lontani dalla realtà di tutti i giorni ma credimi se ti dico che non esiste un’altra strada se non quella di attraversare quel dolore e di essere consapevole che non hai bisogno dell’altro per vivere nel tuo spazio di amore e di beatitudine.

Questo non significa che sarai felice e contento ogni secondo della tua vita, assolutamente no. Ma che sarai presente a ciò che ti accade, quello sì.

E che lo affronterai con un diverso atteggiamento, che non dipenderai dal fatto che un’altra persona ti consideri o meno, e che tutto ciò che ti ruoterà intorno cambierà forma e che ciò che prima non andava per il verso giusto, inizierà ad allinearsi, perché tu per primo sarai allineato con il tuo centro.

Prova a immaginarti un ciclone: tu ora ti ritrovi ai margini di questo vortice e giri e giri, e sbatti di qua e di là. Insieme a te ruota tutto ciò che ti sta vicino, la tua casa, le persone care… non vi fermate mai e siete stanchi e doloranti.

Ma se ti avvicini al centro, all’occhio del ciclone, al centro di tutto, allora entrerai in uno spazio di quiete e di pace. E smetterai di essere nel vortice.

Più ti avvicini al tuo centro, più troverai la pace e lo spazio che ti serve per muoverti in armonia e allineato con te stesso.

Amare consapevolmente

Spesso osservo le persone che mi circondano.

Le guardo sui social, nella vita reale o anche solo camminando per strada, cogliendo pezzi di conversazioni a volte.

Ebbene, mi rendo conto che progrediamo in tutti i campi e invece nelle relazioni siamo ancora fermi alle stesse convinzioni e comportamenti che funzionavano già male per i nostri nonni.

Dietro alle porte delle case, all’interno dei nostri appartamenti, troviamo spesso relazioni che si allontanano sempre più dalla felicità agognata e sperata per lasciare spazio a un “lasciarsi vivere” che non ci fa davvero onore.

L’amore è un profumo, l’amore è un bacio inaspettatamente pudico sulla fronte.

L’amore è una risata, un abbraccio che accende il nostro cuore.

Eppure spesso cerchiamo di ridurlo ad altro, a un commercio: tu mi dai questo, io ti do quello.

A un’accusa reciproca: avresti dovuto fare questo, avresti dovuto fare quello.

Un sistema binario regolato dalla mente in cui nessuno ne esce vincitore.

Un gioco a perdere insomma.

Qualcosa che dovrebbe renderci più ricchi e che invece impoverisce entrambi.

Spesso le persone mi scrivono chiedendomi come fare a far funzionare una relazione, come fare a essere felici.

La risposta è semplice da dare quanto evidentemente non facile da praticare: è un gioco a togliere.

Prima di tutto togli le regole, tutte.

Fai entrare la libertà nella tua casa.

Smetti di dire a te stesso: “Sarò felice quando accadrà questo o non accadrà quello”. Sii felice e basta, senza una ragione logica.

Lascia che l’altro sia libero, ma prima di tutto libera te stesso dalle catene che tu stesso hai creato.

Ricordati che se metti qualcuno in una gabbia, sarai in gabbia tu stesso, perché passerai la vita a controllare che non scappi: carcerato e secondino hanno lo stesso destino. E sono entrambi infelici.

Apri la mente, il cuore e le porte della tua casa e lascia che la brezza della libertà le inondi e vi renda felici.

Chi se ne andrebbe mai da una casa come quella? Chi lascerebbe una vita fatta di rispetto, di assenza di catene, di amore e accettazione profondi?

Le persone scappano quando le ricatti emotivamente: “Se ti comporterai così, io soffrirò per colpa tua”.

O quando gli impedisci di esprimere il loro vero potenziale per paura che, se crescono troppo, non riuscirai più a controllarli e a gestirli. Allora si sentono infelici accanto a te e prima o poi cercheranno di andarsene.

E questo è un circolo vizioso perché capita a ognuno di noi a turno prima o poi di sentirsi infelici.

E ognuno dà la colpa all’altro. Sempre.

Ma è mai possibile? È importante che questo meccanismo venga compreso profondamente, perché se non lo comprendiamo non lo disattiviamo e se non lo disattiviamo lo trasmettiamo ai nostri figli, in una catena senza fine di dolore.

Quindi forza, inizia la tua trasformazione a partire da ora. La ricompensa sarà enorme perché ritroverai te stesso e la tua gioia originale.

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Passo dopo passo verso la trasformazione

Ma come fare?

Questa è la grande domanda per la quale non esiste un’unica risposta, ma esiste un percorso fatto di tanti passi.

Il primo passo è certamente quello di riportare l’attenzione su di te rendendoti conto di quante volte la tua mente ti porta letteralmente “a spasso”.

Presta attenzione ai tuoi film mentali e ogni volta che ti accorgi di stare proiettando un film che hai già visto molte volte, ferma la proiezione immediatamente e riporta la tua attenzione al momento presente.

All’inizio non sarà facilissimo ma credimi, si può fare.

Dovrai mettere in campo le tue migliori risorse ma ne varrà la pena perché in cambio otterrai una vita migliore senza conflitto, e potrai utilizzare le energie a tua disposizione per creare invece che distruggere.

Per quanto mi riguarda, i cambiamenti e i miglioramenti che la trasformazione che sono riuscita a operare ha portato, sono stati immensi, concreti, quotidiani.

Ma non sono caduti dal cielo.

Ci ho lavorato, non ho mollato di un centimetro, e ho voluto intensamente che il cambiamento avvenisse.

Non prenderti in giro, non raccontarti storie, sii sempre onesto con te stesso perché tanto non puoi fare altro che esserlo.

Diventa la persona con la quale vuoi passare la maggior parte del tuo tempo, sii la tua persona preferita insomma.

Ringraziati, sii grato a te stesso anche solo per il fatto di essere arrivato fino a qui, anche se spesso non è stato facile.

Perdonati, hai fatto il meglio che potevi con le risorse che avevi a disposizione ogni singolo momento.

Sii amorevole con il tuo corpo e con la tua sensibilità e circondati solo di persone che fanno altrettanto.

Non cercare di aggiustarti: non c’è nulla di rotto in te, se smetti di percepirti “sbagliato”.

Accettati profondamente: sei quello che sei, e va bene così.

Solo da questo punto di profonda armonia e accettazione puoi pensare di avvicinarti a qualcun altro senza creare l’ennesima relazione che ti farà soffrire, puoi amare consapevolmente.

Solo da un punto di pienezza, ricordalo. Mai da una sensazione di vuoto e di mancanza.

Ricordati sempre che incontriamo persone alla stessa frequenza in cui stiamo vibrando noi stessi. È una legge della natura e non puoi cambiarla.

Fai che la tua vibrazione si innalzi e diventi il canto del tuo cuore che, gonfio d’amore, incontra il cuore di chi come te ha scelto di essere felice.

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