La relazione con l’altro è l’occasione per iniziare un viaggio di scoperta dentro noi stessi e imparare a conoscere anche il nostro “bambino emozionale”.
Saper cogliere questa opportunità ti consentirà di uscire dal cerchio della ripetizione e raggiungere la vera felicità.
L’esercito dei single
Dall’incrocio dei dati di Istat e Censis emerge come, dal 2001 ad oggi, nelle città italiane i single siano raddoppiati.
Sul podio Roma e Milano, metropoli in cui i cuori solitari abbondano. Nella Capitale i single sono passati dal 28%, registrato nel 2001, al 47,5%, mentre a Milano la percentuale è addirittura del 52,8%, con i single (379 mila) che superano del doppio le coppie (quasi 164 mila).
Da questi numeri, già piuttosto sconcertanti, emerge un dato ancora più allarmante: le donne single rappresentano il 58% di tutti quelli censiti.
Ma cosa ci sta succedendo?
Perché sembra esserci una tendenza inarrestabile che ci porta lontano dalla vita di coppia e ci fa vivere sempre più da soli?
Sarebbe semplice dare la colpa a fattori esterni: la vita frenetica, gli obiettivi lavorativi, la libertà acquisita da un punto di vista sociale di cambiare partner senza che questo sia ritenuto un problema, e via dicendo.
Io però credo che la causa di questa situazione vada cercata un po’ più in profondità, dentro di noi, e che abbia a che fare con le nostre emozioni più nascoste, quelle che non ci rendiamo nemmeno conto di provare, perché sono con noi praticamente da sempre, da quando eravamo piccoli.
Il “bambino emozionale“
Hai mai sentito parlare di “bambino emozionale”?
Forse sì, ma sai davvero di cosa si tratta?
Provo a dare una spiegazione semplice ma molto efficace che personalmente mi ha aiutata a capire come mai le mie relazioni sembravano avere tutte uno schema preciso:
- nascevano fra squilli di trombe e grandi speranze amorose (fase del pensiero magico)
- proseguivano con il crollo graduale di tutte le aspettative reciproche (fase del compromesso)
- naufragavano fra reciproche accuse di responsabilità e mai per “colpa mia” (fine della relazione)
Ti sembra uno schema familiare?
Probabilmente, stando alle statistiche riportate qui sopra, per il 58% di chi sta leggendo questo articolo, assolutamente sì!
Sembra un quadro molto sconfortante me ne rendo conto.
Io per prima so bene quanto a volte ci si senta impotenti e tristi di fronte a una situazione che sembra senza uscita: da un lato il desiderio di vivere una relazione felice, di crearsi una famiglia che diventi un porto sicuro in caso di tempesta, e dall’altro l’ennesimo fallimento, l’ennesima situazione dolorosa.
E ogni volta fa sempre più male, per giunta.
Relazionarsi in modo sano
Ma c’è una buona notizia, anzi un’ottima notizia: questo vero e proprio schema ripetitivo si può cambiare e si può smettere di soffrire e ritrovarsi in relazioni distruttive.
Io l’ho fatto, e se ci sono riuscita io, puoi farlo anche tu.
In questa rubrica mensile ti porterò piano piano a conoscere quelle che sono le dinamiche nascoste che ti impediscono di relazionarti in modo sano e adulto con le persone con cui sei in contatto.
E non mi riferisco solo a relazioni d’amore romantico. Ma anche a quelle con i figli, con i colleghi di lavoro, con gli amici.
Tutte le relazioni infatti rispondono agli stessi stimoli e alle stesse reazioni inconsce.
E questo accade fino a che non si diventa realmente consapevoli di ciò che proviamo e di come reagiamo a ciò che proviamo.
Eckart Tolle nel suo libro “Il Potere di Adesso”, spiega che il grado di consapevolezza (o di presenza come lo chiama lui), si misura calcolando quanto tempo intercorre fra stimolo e reazione.
In quello spazio si cela tutta la nostra onestà nel voler prendere un impegno con noi stessi per andare alla ricerca del nostro personale Sacro-Graal: la ricerca di quella verità che ci renderà per sempre liberi.
Infatti, il metodo migliore per evitare di contattare la paura ed il dolore interiori, e restare quindi prigionieri, è quello di avventurarsi in relazioni che si trasformano presto in drammi senza fine, ripetendo ogni volta gli stessi schemi, le stesse programmazioni.
In ogni relazione non consapevole, non appena finisce il periodo che viene definito della “luna di miele”, ha inizio quello che Krishnananda definisce come “l’eterno dramma del dipendente e dell’anti-dipendente”.
Bene, se ti dicessi che questo è ciò che avviene in ogni relazione inconsapevole? E che un trauma senza consapevolezza porta alla co-dipendenza?
Che tutte le volte in cui litighiamo o ci sentiamo delusi o feriti o traditi, significa che a qualche livello il nostro “bambino emozionale” è stato risvegliato e non trova altro modo per difendersi che quello di attaccare a sua volta, senza che ne siamo realmente consapevoli?
Il nostro bambino emozionale crede costantemente che ci sia un pericolo da cui difendersi.
E i traumi principali che si risvegliano e lo spaventano quando ci apriamo ad una relazione d’amore sono due: il trauma di abbandono e quello di invasione.
Tutto chiaro fino a qui?
Capisci bene che questo è un argomento importante che sarebbe impossibile affrontare in poche righe.
Ed è per questo che in questa rubrica mensile ci occuperemo di affrontare il tema delle relazioni andando ogni volta un po’ più in profondità.
Per questo primo incontro ti chiedo solo una cosa: inizia a notare cosa ti accade o cosa ti è accaduto quando sei stato coinvolto in una relazione amorosa.
Se il più delle volte hai desiderato più amore, unione, attenzione e vicinanza o se al contrario chiedevi più spazio, più libertà, più tempo per stare in solitudine.
Non esiste una “posizione” migliore e una peggiore. Sono entrambi tentativi di evitare di toccare le ferite di abbandono e di invasione.
Nessuno è più “figo” se vuole più spazio e “più sfigato” se vuole invece maggiore attenzione.
Non fare l’errore di giudicare come il tuo bambino emozionale sta tentando di proteggerti.
Ognuna di queste posizioni può essere invece la strada verso la tua libertà, una volta consapevolizzate le tue ferite e capito che l’unico scopo della relazione amorosa è quello di risvegliarti e condurti a te stesso.
“Devi incontrare il tuo vuoto, devi viverlo, devi accettarlo. E nella tua accettazione è nascosta una grande rivelazione. Nel momento in cui accetti il tuo essere solo, il tuo vuoto, la sua qualità cambia. Diventa esattamente l’opposto: diventa abbondanza, appagamento, un traboccare di amore e di gioia.”
Osho