È amore per il lavoro questo?
A cosa pensi quando senti pronunciare la parola “amore”?
Compaiono nella tua mente immagini di cuoricini rossi e cene a lume di candela?
Ti vengono in mente persone in lacrime di fronte a uno smartphone in attesa di un messaggio che non arriva?
Oppure pensi ai gesti eroici di qualcuno che si butta tra le fiamme per salvare un suo simile da un incendio?
E quando pensi all’amore per il lavoro cosa compare nella tua mente?
Gli occhi lucidi di un attore che ritira un Oscar?
Un medico esausto ma sorridente che pensa a quante vite ha salvato nella sua giornata di lavoro?
Spesso la nostra idea d’amore è piuttosto complicata e soprattutto estrema, legata a qualcosa di molto forte, intenso e dirompente.
Molte volte quest’idea è fuorviante e può allontanarci, anche in ambito lavorativo, da qualcosa che invece è molto semplice e naturale: l’amore per noi stessi, che è poi la base di tutto l’amore che riusciamo a creare attorno a noi.
Quante volte hai rinunciato alla tua serenità e ti sei fatto logorare fino a farti venire il mal di stomaco per un problema sul lavoro o per inseguire un qualche tuo obiettivo professionale?
Te lo chiedo ancora, è amare il proprio lavoro questo? È amore?
“Se ami veramente il tuo lavoro, vieni a lavorare anche se stai male” mi disse un giorno un collega parlando di un episodio avvenuto di recente in ufficio.
“Non sono d’accordo”, risposi sorridendo, “Se fingi di star male è un conto ma se stai male veramente e non te la senti di andare a lavoro ma vai ugualmente, allora stai amando poco la cosa più importante: TE STESSO”.
Mia nonna, quando da ragazzina mi vedeva troppo immersa nello studio mi recitava sempre un detto, in dialetto urbinate, che suonava così:
“En se pol morì per campè” (Non si può morire per vivere).
Mi è risuonato spesso in testa durante quelle maratone di lavoro che, con grande fatica e grande orgoglio (e grande ego, direi oggi!), facevo quando lavoravo anche per 12 ore o più al giorno.
Un lavoro che adoravo, sì, ma che mi sottraeva il benessere.
Ricordo giornate in cui l’emicrania mi gridava di riposarmi ma io, imperterrita, mi imbottivo di antidolorifici e andavo avanti, proprio come prometteva la pubblicità di quel farmaco.
Non mi stavo ascoltando, non mi stavo amando, quello che stavo facendo era lontano anni luce dalla parola “amore”.
Ego, senso di colpa, la credenza che puoi essere “super” solo se fai tanto, che meriti il meglio solo se dai “tutto”… di amore nemmeno l’ombra.
Il lavoro dei tuoi sogni: è davvero così difficile trovarlo?
Hai mai notato che ogni volta che ti stressi è perché stai permettendo a qualcosa o qualcuno di essere più importante di te? Dov’è finito l’amore in quel momento?
Quando pensiamo all’amore per il lavoro ci vengono in mente astronauti, scienziati pluripremiati, persone così follemente innamorate di ciò che fanno da avere ben chiari i propri progetti lavorativi fin dalle scuole elementari, individui che dopo 10 ore di lavoro sono felici e cantano… ancora una volta l’amore è qualcosa di più semplice di tutto questo.
È meraviglioso riuscire a individuare il lavoro dei tuoi sogni, ma spesso si pensa che amare il proprio lavoro sia qualcosa di esclusivo, destinato solo ai pochi eletti che trovano con chiarezza “la propria strada”, a quelli che fanno lavori affascinanti o particolari.
Ma l’amore per il lavoro può essere qualcosa di limpido, delicato, semplice.
È un gelataio che gode del sorriso di un bambino che prende in mano il suo gustoso cono, è aiutare un collega in difficoltà, concedersi una pausa quando si è stanchi, dare un contributo senza rinunciare a se stessi.
L’amore è armonia, è qualcosa che sta agli antipodi dello stress, della fretta, dell’ego, della competizione che sono tutti concetti figli di una grande madre: la paura.
Paura di non essere abbastanza, di non fare abbastanza, non essere i migliori, restare senza soldi, deludere la famiglia, fare brutta figura.
Lo ripeto ancora una volta, dov’è l’amore in tutto questo?
L’amore per il lavoro nasce dal coraggio di amarsi e di scegliere di trascorrere il proprio tempo e impiegare le proprie energie in qualcosa che abbia senso per se stessi, qualsiasi cosa sia.
Qualcosa che ti consenta di rispettarti e di dare al mondo un contributo (in fondo il lavoro non è altro che questo) che sia in armonia con te e con le tue risorse, che non sia troppo semplice, troppo poco sfidante (ti stresserebbe anche quello) e che non ti consumi, che non ti lasci privo di energie e che nutra, invece che prosciugare, le doti che più desideri mettere in campo: l’umanità, la precisione, l’empatia, la creatività, qualunque esse siano.
Ma come fai ad amare il tuo lavoro se non ti “corrisponde” a pieno?
Scelte di paura (di poco amore, quindi) o anche semplicemente scarsamente consapevoli (come accettare al volo la prima occasione lavorativa che capita senza neppure rendersi conto di cosa si sta facendo) spesso portano a svolgere lavori poco appaganti o che ci stanno stretti.
Uscirne non è sempre facile ma odiarli non è certo la soluzione, anzi!
È proprio amandoli il più possibile che ritroveremo la strada maestra.
Qualsiasi tipo di lavoro tu stia facendo ora cerca di accettarlo, quanto meno considerandolo come uno degli step verso la tua realizzazione, non biasimarti per averlo scelto, per non aver alzato l’asticella e per esserti “accontentato”.
Era ciò che andava bene in quel momento, ora la via d’uscita è, come sempre, dentro di te… è l’amore.
Forzarti a lasciarlo subito con il terrore di non trovare nulla di buono potrebbe stressarti ancora di più, così come “sabotaggi” come il fare meno possibile, sarebbero davvero agli antipodi dell’amore, ti renderebbero la persona che non sei e che non vuoi essere.
L’amore genera amore quindi l’indicazione che posso darti è: torna alla semplicità delle piccole cose, è lì che si nasconde l’amore.
Focalizzati su quello che il tuo lavoro ti sta già dando, ovvero uno stipendio, una possibilità di contribuire, dei colleghi con i quali confrontarti.
Spezzetta mentalmente ogni singola mansione finché non ci trovi qualcosa di piacevole: un sorriso, un gesto, un’attività pratica, un singolo movimento.
Imparare ad amare “il processo” piuttosto che soltanto la meta finale è un grande allenamento per la vita.
“Se non stai facendo quello che ami puoi almeno amare ciò che fai”
Riparti da lì, dal mettere amore in queste piccole cose e l’amore, anche sul lavoro, diventerà come una valanga in grado di aprirti strade sempre più luminose per te e per chi potrà godere del tuo contributo.