Arriva per tutti quel momento in cui ci sentiamo dire che “è finita”, nonostante abbiamo passato la vita a cercare di evitarlo. Ma da cosa stiamo scappando, veramente?
E, soprattutto, stiamo scappando per andare dove?
Per tutta la vita, da quando te ne puoi ricordare, hai cercato di evitare questo momento, questa sensazione come di vuoto allo stomaco.
E invece sei lì, di fronte alla persona che per te in quel momento conta più di tutte le altre, anche di te stesso, e stai sentendo le parole che non avresti mai voluto sentire: “Non ti amo più, è finita”.
Ed è un baratro che si spalanca sotto i tuoi piedi. Tu ti aggrappi alle pareti di quel precipizio, cerchi di non precipitare. Parli, discuti, piangi, preghi, chiedi tempo, pazienza, un’altra occasione, ma dentro di te lo senti che qualcosa si è spezzato e che forse non sarà mai più come prima.
Ma com’era “prima”?
Com’era questo paradiso perduto dal quale adesso non vuoi essere cacciato, costi quel che costi?
Sei pronto ad annullare te stesso per restarci, sei pronto perfino a negare con tutte le tue forze che era molto lontano dall’essere un paradiso, perché in realtà stavate maluccio già da parecchio tempo e si andava avanti mettendo una pezza di qua e una di là. Piuttosto che ricominciare da capo, piuttosto che ritrovarvi “soli”, avevate accettato una situazione che con il paradiso non aveva molti punti in comune.
E la persona che ti sta di fronte, che fino al giorno prima ricoprivi di critiche e lamentele più o meno continue, ora ti sembra perfetta.
Improvvisamente illuminata come da una luce divina, lo rivedi come quando vi siete conosciuti, ti sembra che quell’amore non sia mai cambiato, provi la stessa energia e sai con assoluta certezza che è con quella persona che potrai essere felice come con nessun altro al mondo.
E quindi, inizi a mettere in scena la versione migliore di te.
Asciughi le lacrime e ti rimetti a costruire, a trovare tutto ciò che vi unisce e a mostrarlo all’altro, come a dire: “Vedi, vedi quanto stiamo bene insieme?”.
Ma dall’altra parte sembra esserci un muro di scetticismo e di incapacità di credere ancora in qualcosa che dal suo punto di vista non sta più in piedi.
E più tu ti agiti e cerchi di mettere in scena la relazione perfetta, più l’altro, vedendo questo affannarsi, si allontana inesorabilmente.
Sono pochissime le relazioni che arrivate a questo punto riescono a proseguire.
E se lo fanno hanno due strade: la prima, purtroppo la meno battuta, è la strada dell’onestà e della riscoperta di due individui che si relazionano apertamente accettando i rispettivi percorsi e capendo che il fatto di sentirsi legati da un sentimento non significa sentirsi morire se l’altro si allontana, ma sostenerlo e accompagnarlo verso la ricerca del suo percorso personale.
Questo avviene solo quando una relazione è davvero molto evoluta ed entrambi i componenti sono in grado di stare in piedi da soli e da quel punto di equilibrio entrano in uno spazio di sostegno reciproco, di amicizia profonda e di complicità.
La seconda strada, che è anche quella più frequente, è quella in cui i due non scelgono di restare insieme ma ci restano per paura della solitudine, per mancanza di fiducia in se stessi, per i figli, per le convenzioni sociali, per la famiglia, per ragioni economiche e così via all’infinito.
Queste relazioni basate su “non-scelte” si trasformano spesso in relazioni dormienti, in cui entrambi tirano avanti, gli anni passano, si pensa ai figli, poi quando i figli crescono si sarebbe ancora in grado di cambiare ma ormai non si è più dei ragazzini e allora si continua a vivere così, fino alla vecchiaia, quando si è fortunati e non capita qualcosa prima.
E in questa “non-vita” passano a volte anche 30 anni per poi guardarsi indietro ed essere assaliti dai rimpianti.
Ma la maggior parte delle relazioni, quando arriva al momento fatidico che descrivevo sopra, quello del “non ti amo più, è finita”… scoppia. A seconda del grado di intreccio che si è dato alla relazione (matrimonio, convivenza, figli, cani, gatti, ecc.) ci sono tempi più o meno lunghi per lasciarsi ma alla fine si arriverà a farlo.
Nel mio caso il momento della rottura è stato uno dei momento più difficili della mia vita. Ma come accade quasi sempre, è stato anche un nuovo inizio, perché è lì che è avvenuto quello che alcuni chiamano il “risveglio”.
Ma che cos’è questo risveglio di cui tanto si parla?
Semplice, non è altro che un istante in cui tutte le sovrastrutture che hai costruito negli anni per proteggerti da un pericolo che la tua mente e il tuo vissuto hanno contribuito a creare nel tuo sistema percettivo, crollano.
E quando crollano tu resti lì, inerme, di fronte alla tua più grande paura.
E allora vedi e comprendi che non puoi più scappare, non puoi più fingere che vada tutto bene ed è allora che diventando consapevole che tutto parte da te e finisce con te, che sei tu il creatore di ciò che stai vedendo accadere davanti ai tuoi occhi, scegli di non ripetere, scegli di non vedere più quel film, ma di riprenderti la tua vita, come mai hai fatto prima… e ricominciare da zero.
Il coraggio inevitabile di ricominciare da capo.
Ecco cosa ti serve, nient’altro che quello.
E ce l’hai, credimi. Anche se non sei consapevole, il tuo coraggio è dentro di te. Ti sta solo aspettando, sta aspettando che tu decida di contattarlo per di fare insieme a te il percorso più straordinario che ti possa capitare di percorrere: quello che ti regalerà te stesso, il contatto con la tua forza interiore e la tua libertà.
Ci saranno alti e bassi? Eccome!
A volte ti sembrerà di non farcela o di fare un passo avanti e due indietro. All’inizio i momenti di serenità saranno pochi e di breve durata, ma poi mano a mano che il tempo passerà, ti accorgerai che la proporzione si invertirà e saranno sempre più lunghi i periodi in cui ti sentirai bene.
Anche perchè accadrà una cosa pazzesca, e cioè inizierai a incontrare persone che sono sulla tua stessa frequenza, ma cosa ancora più importante, ti accorgerai di chi invece vibra su un’energia negativa che non sarà più attrattiva per te! La stessa energia che una volta ti avrebbe agganciato e che ti avrebbe magari fatto passare dei brutti momenti, adesso la riconosci e vedendola per quello che è, la eviti.
Ma perchè riesci ad evitarla?
La risposta è davanti ai tuoi occhi: perché non hai più il disperato bisogno di essere riconosciuto da un altro essere umano, non sei più disposto ad ignorare tutti i segnali di pericolo perché dentro di te c’è una spinta enorme data dalla paura di restare solo.
No. Tu sei solo, e lo sai.
È la condizione umana essere soli.
Ma sei in contatto con te stesso e con tutti gli altri esseri viventi e, pur essendo solo, non ti senti solo.
È “sentirsi” soli che crea quasi tutti i nostri problemi relazionali.
È dire all’altro: “Non ero mai stata felice prima di te”; “Non sapevo cosa fosse l’amore”; “Nessuno mi hai mai amato così”; “Senza di te non sono nulla”, che crea l’enorme equivoco che l’altro sia l’unica via verso lo spazio d’amore che tanto ci rende felici.
Ebbene, voglio raccontarti un episodio prima di chiudere questo articolo, un evento che mi è accaduto davvero e che non mi aspettavo accadesse a me.
Chi mi conosce sa che non sono una persona particolarmente focalizzata su ciò che non si può vedere o toccare: non parlo con gli angeli, non accendo candele o incensi propiziatori, non faccio strani calcoli numerologici, insomma, diciamo che per sentire che qualcosa va bene per me ho bisogno anche della parte esperienziale e logica.
Eppure, una sera, tutta la mia razionalità è finita fuori dalla finestra e mi è accaduto qualcosa di veramente straordinario.
Ero andata a un incontro in cui c’erano alcune persone che condividevano spazi di presenza e di consapevolezza. A questo incontro c’erano circa una trentina di persone.
A un certo punto una donna prende la parola e inizia a raccontare la sua esperienza di “risveglio spirituale”. Io la ascolto, inizialmente piuttosto scettica e comunque non emotivamente agganciata al suo racconto. Lei prosegue e alla fine penso che per quanto io non mi sia identificata, il suo racconto mi era arrivato come sincero ed era stata una bella condivisione.
Al momento di andarmene decido quindi di andare a salutarla e ringraziarla per ciò che aveva condiviso.
Quando mi trovo di fronte a lei, la saluto e ringrazio, lei a quel punto mi abbraccia.
Ora, io sono una che non ama “toccare” tutti, figuriamoci una sconosciuta. Per cui ero lì, un po’ imbarazzata in questo abbraccio inaspettato e ho pensato di dire qualcosa di circostanza per evitare la sensazione strana che provavo nello stare lì.
E così le ho detto: “Eh, in un abbraccio così uno vorrebbe restarci per sempre”.
E lei mi rispose: “E allora resta.”
In quel momento si è aperto l’universo sotto i miei piedi.
Il mio cuore si è aperto improvvisamente in quella totale sensazione di accoglienza incondizionata, un’ondata di amore mi ha travolta letteralmente e sono rimasta lì, senza capire bene cosa stava accadendo.
Quando sono uscita da quella stanza la mia percezione delle cose era talmente trasformata da essere quasi difficile da gestire.
Ricordo che dovevo guidare la macchina e che chiamai una mia amica chiedendole di parlarmi per riportarmi sulla terra, perché ero ancora per aria.
Sono arrivata a casa e la sensazione di amore era talmente grande da pervadere ogni spazio: la casa, mia figlia, gli oggetti.
Tutto era amore. E l’amore era tutto.
Ed è quello che ho scritto con dei gessetti colorati su una lavagnetta che ho in casa:
Love is all. All is Love.
Sono passati più di 5 anni ma quella scritta e quella lavagnetta sono ancora lì a ricordarmi quel momento indelebile.
Non mi è più accaduto un altro momento come quello, e dopo un paio di giorni la sensazione che avevo provato era ormai passata e diventata un ricordo, ma non me lo sono più dimenticato.
Non avevo avuto bisogno di nessuna relazione amorosa per entrare in uno spazio d’amore totale. Era bastata la profonda accettazione di un essere umano verso di me, altro essere umano, per catapultarmi lì, nello spazio che sempre esiste e che sempre esisterà, dal quale siamo usciti quando eravamo troppo piccoli per ricordarcelo e nel quale passiamo la vita a cercare di tornare.
Sappi che esiste, ma lo cerchi nel posto sbagliato.
Questo spazio è dentro di te, non cercarlo fuori. E nessuno può portartelo via.